Medici a lezione di complottismo: "Dobbiamo lavorare sulla fiducia"

Un corso di aggiornamento sulle fake news sanitarie organizzato dall’Ordine di Milano alla Statale. Dalla grancassa social alle basi che mancano al 40% degli italiani. "Ma a volte ci caschiamo pure noi".

Le scritte dei no vax che ancora deturpano il cordoglio social per una persona morta giovane e i muri dei cimiteri, a quattro anni dalla pandemia che ha dimostrato l’efficacia salvavite di una vaccinazione di massa, sono la punta dell’iceberg. Un iceberg anche misurabile, per certi aspetti: secondo un report dell’Osservatorio di Pavia il 46% degli italiani ammette di essere esposto occasionalmente a notizie false che nel 18% dei casi vengono pure condivise; secondo uno studio dell’Istituto superiore di sanità, il 40% degli italiani - quattro su dieci - possiede un’inadeguata competenza sanitaria. Il combinato disposto è sotto gli occhi di tutti e ieri è stato sotto la lente di un corso d’aggiornamento - “Fake news e complottismo in medicina“ - organizzato all’università Statale dall’Ordine dei medici di Milano. La categoria subisce in prima linea gli effetti di "complottisti, antivaccinisti & co. che agiscono sottotraccia usando social media e canali Telegram e fanno presa soprattutto sui più vulnerabili", sottolinea il presidente dell’Ordine Roberto Carlo Rossi; ma è disposta anche a fare autocritica, non solo perché "talvolta gli stessi medici sono vittime di fake news", ma anche perché chiamata, con altre, "ad avviare una riflessione sulle cause" della crisi di fiducia nel rapporto tra istituzioni e cittadini che è alla base del problema, accanto a una "crisi della razionalità". E soprattutto a immaginare "le riforme interne e sistemiche che devono essere intraprese per sanarla".

Intanto, i medici milanesi vanno a lezione anche per capire come funziona "la mente “complottista”: una serie di meccanismi cognitivi, ragionamenti scorretti motivati da bisogni psicologici, sociali e culturali che determinano l’adesione a teorie del complotto e altre forme di disinformazione", spiega Anna Ichino, ricercatrice di Filosofia teoretica in Statale. Il corso, aggiunge lo psichiatra e psicoterapeuta Costanzo Gala, responsabile dell’aggiornamento professionale all’Ordine, "pone l’attenzione sulla disinformazione, fenomeno antico oggi aggravato da internet e soprattutto dai social che hanno amplificato la portata e la velocità di propagazione delle informazioni false. Gli algoritmi tendono infatti a premiare i contenuti che generano più interazioni, senza distinguere tra vero e falso. Questo si somma a una tendenza al “fai da te” nella ricerca di informazioni sanitarie".

Ad aggravare ulteriormente la situazione, aggiunge Alessandro Conte, coordinatore del sito “Dottore, ma è vero che”, ci sono "livelli preoccupanti di alfabetizzazione sanitaria che abbiamo in Italia". Gi.Bo.