
Esame di maturità
Milano, 15 luglio 2018 - Si dice il peccato, ma non il peccatore: a maturità archiviata - gli ultimi colloqui a Milano si sono chiusi ieri - restano gli immancabili e memorabili “scivoloni”, segno inesorabile del tempo. Se spesso è la tensione a giocare brutti scherzi, anche quest’anno fra i commissari c’è chi ha dovuto redimere i “peccati” del popolo dei maturandi, sia agli scritti sia al colloquio finale. Non li hanno denunciati loro, sia chiaro: "Da noi nessun orrore, tutti bravissimi", rispondono all’unanimità i commissari interpellati via cavo. Si sono confessati gli studenti, raccontandoci gli episodi più eclatanti e condividendoli con la community di ScuolaZoo che ha aperto per noi un sondaggio ad hoc fra gli ormai maturi milanesi.
Prima prova: la più dolente. Italiano. Quest’anno il Miur non ha scritto “traccie” con la “i” nella sua pagina web, dando un alibi in più agli studenti, che però hanno fatto da soli. E così “Il giardino dei Finzi-Contini” diventa “Il giardino dei Finzi-Contadini”: si aggiungono due lettere, si cambia lo status sociale della famiglia protagonista del romanzo di Bassani. Punteggiatura quale sconosciuta: «La commissione mi ha chiesto perché vado a capo ad ogni punto. Beh, perché mi piace andare a capo», risponde serenamente una studentessa. In campo letterario gli strafalcioni abbondano anche in terza prova e all’orale: "Parliamo di Eugenio Montale, mi dice la prof. E io: la poetica di Montale ruota attorno al valore dell’inetto". "No, aspetti, allora mi vuol parlare di Svevo? Oppure parliamo di Meis?". E lo studente di rimando: "Meis è il protagonista dei Malavoglia". “Il fu Mattia Pascal” ma in cinque secondi il candidato è riuscito a naufragar nel mare letterario. A volte sono gli stessi professori a indurre in tentazione con le tipiche domande a indovinello: "Chi è il poeta de “I limoni?”". Silenzio. "Beh, se proprio non sa chi è l’autore, di dove sarà mai il poeta de “I limoni?". "Sicilia", ovvio. Fu così che il genovese Eugenio Montale in un attimo si trovò in Trinacria. Qualche orrore si è visto anche in commissione: "La presidente mi ha chiesto il panismo di Pascoli e, sempre di Pascoli, “La pioggia nel pineto”", giura una studentessa. Ma non era D’Annunzio? Sarà stato un colpo di calore. Però come si fa a contraddire la presidente nel bel mezzo dell’esame?
Apriamo il capitolo storia: "Ho detto che Petronio era contro il regime di Napoleone invece che Nerone", alza le braccia al cielo una liceale, mentre in un tecnico l’armata russa fa capolino nella Guerra dei Cent’anni. Chiudiamo subito questo capitolo: la preside è uscita dall’aula sconsolata per prendere aria. Passiamo a scienze ed ecco arrivare i fagi, o batteriofagi, virus che sfruttano i batteri. "Che forma hanno codesti fagi?", chiede il prof. "Fagioli", risponde prontamente il candidato. Alcune risposte spezzano il fronte dei prof e così in una commissione si crea una discussione infinita sulla Disney: venne prima Bambi o Cenerentola? Domandina storico-sociologica: "Perché un tempo si concepivano più bambini?". "Perché non c’era la tivù", così il candidato dà la ricetta per affrontare il calo della natalità: basta premere off sul telecomando, suvvia. Quando lo stress ci si mette di mezzo succede anche che, invece di consegnare la chiavetta usb con la tesina, si consegni la chiave del lucchetto della bici. Oppure che nella chiavetta usb ci siano le tesine di due compagni di classe. "Le avevo fatte io, facendomele pagare, mi sono dimenticato di cancellarle". Autogol.