ELENA
Cronaca

Maturità contro Invalsi Nord contro Sud

Elena

D’Incerti*

Conclusi da poche settimane gli esami di Stato in una delle scuole più premiate da 100 e 100 e lode a Milano, leggo con disappunto ormai annuale (e senza alcun senso di colpa per i risultati lusinghieri dei miei ragazzi) il report statistico sugli esiti nazionali. I commenti sono sempre uguali: un liceo sarebbe ‘straordinariamente’ migliore di un altro, un indirizzo penalizzerebbe più di un altro, un’area del Paese sarebbe ‘inaspettatamente’ più premiante dell’altra e via discorrendo. Ovunque il sospetto di risultati non veritieri. La scuola italiana non è quindi in grado di esprimere valutazioni serie? I diplomati della Calabria e della Puglia escono con voti molto più alti dei loro colleghi veneti o lombardi, mentre solo poche settimane fa l’Invalsi aveva restituito una fotografia diametralmente opposta della scuola italiana. Il confronto mi pare insensato. Da un lato i test nazionali (che non misurano solo le competenze disciplinari degli studenti, ma le parametrano anche a dati socioeconomici) si caratterizzano per un elevatissimo grado di oggettività che un esame maturità con commissioni interne e una sola prova nazionale non ha: quindi le scuole settentrionali stravincerebbero su quelle del Sud. Dall’altro però si rischia di sottovalutare la qualità di molte realtà scolastiche meridionali che si segnalano per un trend di costante miglioramento dell’innovazione e dell’inclusione, sorretto proprio da quei report Invalsi che da decenni rilevano criticità e difformità sul territorio. Vedo una sola utilità nell’analisi: l’avvio di un dibattito serio e coraggioso sulla valutazione, trasversale a tutte le aree del Paese e a tutti i gradi dell’istruzione. I cardini dovrebbero essere oggettività per chi valuta, trasparenza e chiarezza per gli utenti: la dispersione scolastica e l’impoverimento degli apprendimenti si combattono anche così. Servirebbe poi un confronto definitivo sulla formula di un esame che non è più né di Stato né di scuola; altro che insinuare (a fine luglio!) il dubbio di fughe di notizie sulla seconda prova. In alternativa non ci rimane che la discussione sugli studenti ‘asini’ che svettano sulle supposte eccellenze: chiose balneari, battute da social, tanto di scuola in qualche misura si intendono tutti. Ma, data anche la congiuntura storica, i nostri studenti non trarranno alcun beneficio da dispute campanilistiche dal sapore post-risorgimentale.

* Docente liceo Beccaria