MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Chiede di sposarsi d’urgenza perché è in fin di vita, ma la burocrazia è troppo lenta: lui muore e la moglie mancata fa causa al Comune

Il 27 febbraio 2021 un ricoverato aveva chiesto di celebrare nozze d’urgenza. Palazzo Marino: “Abbiamo risposto subito”. La donna: “Non è vero e il mio compagno è morto. Voglio 229mila euro di risarcimento”

Chiede di sposarsi d’urgenza perché il marito è in fin di vita, la moglie mancata fa causa al Comune: vuole 229mila euro (foto archivio)

Chiede di sposarsi d’urgenza perché il marito è in fin di vita, la moglie mancata fa causa al Comune: vuole 229mila euro (foto archivio)

Milano – Più che di “promessi sposi“ di manzoniana memoria, qui parliamo di mancati sposi. Ma questo non è un romanzo, è la storia di una causa al Tribunale di Milano. E non si conclude con un lieto fine, ma con una richiesta di risarcimento danni.

Ripartiamo dall’inizio. È il 27 febbraio 2021, l’Italia e Milano sono ancora in piena emergenza Covid. Quel giorno, un sabato, in Comune, alle 19.29, arriva la richiesta di un uomo ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Fatebenefratelli. Chiede all’amministrazione di far celebrare le nozze con la sua compagna utilizzando la procedura del matrimonio d’urgenza, esplicitamente prevista dall’articolo 101 del Codice civile: "Nel caso di imminente pericolo di vita di uno degli sposi, l’ufficiale dello stato civile del luogo può procedere alla celebrazione del matrimonio senza pubblicazione e senza l’assenso al matrimonio, se questo è richiesto, purché gli sposi prima giurino che non esistono tra loro impedimenti non suscettibili di dispensa. L’ufficiale dello stato civile dichiara nell’atto di matrimonio il modo con cui ha accertato l’imminente pericolo di vita".

La situazione è tragica. L’uomo ha ormai poche ore di vita. Ogni ora può essere decisiva per capire se quelle nozze si potranno celebrare oppure no. La richiesta arrivata sabato nel tardo pomeriggio viene presa in carico dal Protocollo comunale lunedì 1° marzo 2021 e smistata subito all’Area Servizi per il cittadino. Nella stessa mattina del 1° marzo, il direttore dell’Area risponde all’indirizzo di posta fornendo tutte le indicazioni necessarie alla celebrazione, mettendo in copia conoscenza i funzionari comunali competenti e, in calce, i propri riferimenti anche telefonici.

Nelle ore e nei giorni seguenti, però, Palazzo Marino non riceve nessuna comunicazione dall’aspirante sposo ricoverato. Fino al successivo 7 maggio, quando negli uffici comunali arriva una lettera dei legali di fiducia di quella che avrebbe dovuto essere la sposa. Il tempo verbale non è scelto a caso, perché le nozze ormai sono impossibili, l’uomo è morto e la compagna del defunto lamenta di aver subito un danno a causa della mancata celebrazione del matrimonio d’urgenza dovuta all’omesso riscontro da parte dell’amministrazione alla richiesta avanzata il 27 febbraio 2021. Non solo. La donna, tramite i suoi avvocati, invita il Comune a formulare una proposta economica di risarcimento. Ma una settimana dopo, il 14 maggio, Palazzo Marino risponde precisando di aver dato risposta alla richiesta di matrimonio d’urgenza ma di non aver ricevuto riscontri. Il 7 giugno i legali della mancata sposa replicano con una diffida, sostenendo che il riscontro comunale del 1° marzo 2021 non risultava visualizzato a sistema in quanto non inviato nella forma Pec e sollecitando il Comune alla formulazione della proposta risarcitoria entro sette giorni.

Il 6 aprile 2022 le parti provano una mediazione, ma con esito negativo. E così, il 19 luglio 2022, i legali della donna, con un atto di citazione, chiamano in giudizio il Comune per ottenere il ristoro del danno patrimoniale, quantificato in 229.423 euro, e di quello non patrimoniale patito a causa della mancata celebrazione d’urgenza del matrimonio. L’ultimo atto di questa vicenda, almeno per ora, è una delibera della Giunta comunale, che giovedì ha deciso di costituirsi in giudizio e opporsi alla richiesta della mancata sposa.