Sarà archiviato e resterà senza colpevoli, in attesa di fortuna, il caso di Hong Songmei, la massaggiatrice cinese massacrata di botte e strangolata nella sua piccola casa di via Esterle. Nemmeno le testimonianze ritenute interessanti dei vicini, oltre a un dna, hanno portato a una conclusione. La donna infatti lavorava di notte in un locale karaoke che dista qualche centinaia di metri dalla casa in cui è stata trovata morta. Il locale chiuso al pubblico durante il giorno, resta aperto fino alle 4 del mattino, è una struttura completamente anonima e quasi dismessa, che non salta all’occhio perché non è in un luogo di passaggio. Le indagini proseguono dall’aprile dello scorso anno, da quando cioè la cinese di 54 anni è stata trovata morta in via Esterle. Tra le persone finite subito sotto la lente degli inquirenti e già interrogata più volte è finita la coinquilina che, con Songmei, viveva nel piccolo appartamento ricavato dall’ex portineria del palazzo. Con lei, la vittima divideva anche gli "affari": entrambe ricevevano all’indirizzo di via Esterle. Dalla donna però, gli investigatori non hanno avuto nessuna indicazione precisa che li potesse mettere sulla strada giusta.
I carabinieri nei mesi hanno ricostruito con più precisione la dinamica dell’aggressione mortale. Una aggressione molto violenta, messa in atto da una persona con molta forza e molta rabbia, avvenuta quasi sicuramente al termine di una lite, forse per soldi. Un colpo forte alla testa, che le ha procurato una ferita profonda all’arcata sopraccigliare destra e un grosso ematoma all’occhio, la botta è stata così forte da strapparle la ciocca di capelli accanto alla tempia e da romperle un orecchino. Poi chi la voleva morta l’ha strangolata, per rabbia le ha premuto un cuscino sulla bocca. Anna Giorgi
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