Marva Griffin, nostra signora del design

Ideatrice e curatrice del SaloneSatellite scova talenti nel mondo e adora Milano: "I giovani sono una risorsa bisogna saperli ascoltare" di STEFANIA CONSENTI

Marva Griffin, regina del design

Marva Griffin, regina del design

Milano, 11 maggio 2016 - L'appuntamento è nel suo ufficio, nel quartiere generale del Salone del Mobile, in Foro Bonaparte. Mi accoglie con un sorriso luminoso, a scoprire una dentatura bianca, perfetta, la stretta di mano è decisa, i modi schietti ma affabili e familiari. Marva Griffin è una persona speciale. E non solo perché da quasi vent’anni è l’anima del SaloneSatellite che l’anno prossimo festeggerà vent’anni ed è un trampolino di lancio per giovani creativi e scuole di design di tutto il mondo (una sorta di talent antelitteram), non solo perché dirige con piglio e passione la stampa internazionale per il Salone del mobile, non solo perché è stata una delle ambasciatrici di Expo, non solo perché è membro del Moma. Ma perché è rimasta comunque una persona «normale». Vera. Nonostante tutto. Infatti la incontro (strano, non vi pare?) alla fermata dell’autobus, lei che ha appena terminato il giro ad Orticola, e gira e rigira fra le mani un gran bel cappello, io che torno in redazione e, decidiamo, quindi all’istante, che sì, ci rivedremo, e faremo una bella chiacchierata. Eccola. E passare dal «lei» al «tu» diventa quasi naturale.

Marva, sei venezuelana d’origine ma sembri più milanese dei milanesi...

«(Ride). Si vede? La cosa che più amo di Milano sono i milanesi, ho passato anni a studiarli, ad imitarli...scherzo! Milano mi ha conquistato subito, è un luogo che ha una sua caratteristica fondamentale. Sa come la chiamo? La «ciudad escondida», la città nascosta. Non è sfacciata come le altre città italiane, non ti sbatte la bellezza davanti agli occhi. Ti costringe a cercarla, questa bellezza. Dopo più di 40 anni ancora non c’è giorno che non scopra qualcosa di nuovo, che mi ispira anche per il lavoro. Sento qui una grande energia positiva. Ho girato il mondo, amo New York, Londra ma Milano è casa mia. Me l’aveva detto un mio amico, dopo gli studi all’Università per stranieri di Perugia: “Roma è bella ma tu ti troverai bene a Milano’’. Aveva ragione».

Londra ha un nuovo sindaco, pakistano e musulmano, che pensi?

«Lo trovo fantastico. Purtroppo da noi sarà difficile che accada».

Ma fra un mese avremo anche noi un nuovo sindaco a Milano. Chi scegli?

«Conosco bene Beppe Sala, siamo perfino vicini di casa, è un gran lavoratore, una persona seria, molto riservata. Farà bene. Completerà l’opera cominciata a Milano con Expo, per farla diventare una fra le città più importanti al mondo».

L’onda lunga di Expo continuerà?

«Lo spero è stato un grande successo. La città non è mai stata così viva e aperta al mondo, ha saputo accogliere chiunque, lo stesso Sala ha incontrato tutti i maggiori Capi di stato».

La città deve molto anche al Salone del Mobile che a novembre sbarcherà per la prima volta a Shangai e per il dodicesimo anno a Mosca....

«E il Salone deve molto a Milano che è ancora il motore dell’innovazione. Tutto parte da qui, poi arrivano gli altri appuntamenti, New Yok, Colonia, Stoccolma ma il lavoro inizia al Salone, l’industria italiana resta il riferimento per chiunque perchè non copia e sa rinnovarsi».

Merito dei giovani creativi, tuoi “figliocci“ sparsi per il mondo. È vero che con molti di loro sei rimasta in contatto?

«Certo. Pensare che erano appena usciti dalle scuole e sono diventati famosi...Oki Sato dello studio Nendo, Patrick Jouin, raffinato designer francese e il nostro Lorenzo Damiani. Questo solo per citarne alcuni. Ma saranno i maestri di domani»

In che direzione va il design nel futuro?

«Me lo chiedono in tanti, non ho la sfera di cristallo ma sono sicura che ci sorprenderà. Grazie alla tecnologia, ai nuovi materiali e all’innovazione, verrà fuori qualcosa di meraviglioso. Andrà esaltato molto il lavoro artigianale. I giovani sono una risorsa, bisogna saperli ascoltare. Io li adoro, sono gli stessi ovunque, hanno sempre voglia di fare. Come me».

stefania.consenti@ilgiorno.net

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