Coppia dell'acido: è nato il figlio di Martina Levato, subito portato via alla madre. Crepet: "Un atto barbarico"

Lo psichiatra commenta la decisione del Tribunale dei minori di Milano di allontanare subito dopo la nascita, con un provvedimento d’urgenza, il piccolo alla neo mamma di Benedetta Dalla Rovere

Paolo Crepet

Paolo Crepet

Milano, 15 agosto 2015 -  “Un atto barbarico. Se si allontana un bambino appena nato dalla mamma, impedendo il contatto fisico nelle prime ore di vita del piccolo ci sono contrindicazioni sia per la mamma che per il neonato”. Ne è convinto lo psichiatra Paolo Crepet, intervistato sulla decisione del Tribunale dei minori di Milano di allontanare subito dopo la nascita, con un provvedimento d’urgenza, il figlio dalla “ragazza dell’acido”  Martina Levato.

Come valuta  la scelta del magistrato? E’ davvero nell’interesse del bambino?

Ci devono essere delle ragioni terribili. Non so chi l’abbia ordinato, ma si prende delle gravi responsabilità. Siccome non credo che Martina sia dell’Isis, ci devono essere delle ragioni gravi o gravissime.

In questo caso è una decisione ben calibrata?

Non la capisco. Martina ha commesso dei reati ed è stata, credo, giustamente condannata per un fatto gravissimo, che però riguarda la sua vita, non il suo ruolo di madre. Il bambino non centra niente con l’acido. Almeno in questa fase, quindi, non capisco perché toglierglielo. L’unica ipotesi che posso prendere in considerazione, anche se non credo sia questo il caso, è che abbia manifestato odio o volontà di nuocere al piccolo.

E’ vero che il bimbo risentirebbe ancora di più dello ”strappo” nel caso di una futura adozione?

Martina non è rimasta incinta certo due giorni fa. Che dovesse partorire, non ci voleva Marconi per capirlo. I giudici avevano tutti questi mesi per chiedersi cosa fare. Il quesito ce lo poniamo ora che il bambino è nato? Che Paese siamo?

Questo distacco, quindi, difficilmente può essere spiegato nell’ottica dell’interesse del minore…

Non c’è un interesse del minore, a meno che non fosse stato già deciso in precedenza un percorso che stabiliva che il bambino, dopo la nascita, fosse messo in una struttura in attesa di essere adottato. C’era tutto il tempo per valutare e decidere, e una volta nato il bambino, si iniziava la procedura già stabilita, mentre, come al solito, si è deciso di fare tutto all’ultimo minuto a Ferragosto.

di Benedetta Dalla Rovere

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