Martina Arduino: "La mia vita, un sogno sulle punte"

Ha iniziato a ballare a tre anni, oggi a 23 è una delle stelle più brillanti della danza

Martina Arduino

Martina Arduino

Milano, 6 gennaio 2020 - Che fosse destinata alla danza Martina Arduino l’ha capito subito. A tre anni la prima lezione, a undici è ammessa all’Accademia della Scala, a 18 entra nel corpo di ballo scaligero, a 21 anni diventa prima ballerina, nel 2016 ha ricevuto il premio Danza&Danza come miglior interprete emergente. E la sua ascesa non si è ancora fermata, l’artista, 23 anni, dopo essere stata acclamata in “Bolero” s’inchina agli applausi del pubblico per “Sylvia” balletto in tre atti, poco noto da noi, musica di Delibes, coreografia di Manuel Legris, in scena al Piermarini fino al 14 gennaio.

Cosa significa oggi interpretare “Sylvia“? "In ogni nuovo ruolo scopro lati del carattere che ignoravo: è la bellezza del mio lavoro a cui do tutta me stessa. Ogni personaggio ha una sua identità, questo significa vivere in una ricerca continua, imparare a lottare per superare le difficoltà. Sono contenta di interpretarla, vi ho subito avvertito una grande affinità, è una donna forte, determinata, una cacciatrice come Diana. Nel terzo atto con l’emergere dei sentimenti diventa dolce, triste, si trasforma in un’anima innamorata. Passi difficili, grande tecnica per una storia intensa, sono stata accompagnata dal coreografo e dalla musica meravigliosa dell’autore".

Ha da poco portato in scena “Bolero” di Ravel. Cos’è per lei la seduzione? "Fa parte della personalità della donna, non ci sarà mai un’interpretazione di Bolero uguale all’altra; io stessa mi rendo conto che cambio molto nell’interpretarlo, due anni fa ero diversa da quella che sono oggi. Se nella mia carriera avrò di nuovo occasione di danzarlo vi aggiungerò qualcosa di differente. E’ seduzione? Forse sì".

Quanto ha contato nella sua carriera la famiglia? "È stata fondamentale, senza non sarei qui. Sono sempre stati presenti, senza il loro supporto, il loro amore non avrei potuto continuare, mi hanno sempre protetto. Quando sono entrata in Accademia ho sconvolto la vita di famiglia, con mamma, nonna e mia sorella mi sono trasferita a Milano, papà è rimasto a Torino per lavoro ma era sempre partecipe. Sono riconoscente a tutti loro, li ringrazierò sempre, hanno fatto sacrifici per aiutarmi, oggi voglio che siano orgogliosi di me, voglio renderli felici". Ha mai danzato peri suoi cari? "Si, durante alcune serate è accaduto; il giorno in cui è scomparsa mia nonna ho ballato pensando a lei".

È in scena con il suo fidanzato, Marco Agostino. "Non l’avrei mai detto ma è successo, mi sono innamorata di un ballerino. Con lui ho più confidenza che con i colleghi, quando proviamo so di poter essere schietta in ciò che dico, ci capiamo immediatamente, di lui mi fido completamente. In palcoscenico siamo i personaggi del balletto ma in alcuni momenti è come se fossimo solo noi due".

Come vive a Milano? "Bene, non tornerò mai più a Torino, la mia casa è qui. Milano è una città dinamica da cui ho ricevuto tantissimo, c’è sempre qualcosa da scoprire, rivedere, con la sua vita frenetica mi ha insegnato la calma, la concentrazione".  

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