
Mansolillo narra 17 storie di artigiani
Diciassette storie di artigiani, "storie di uomini e donne che credono ancora che il lavoro sia un pezzo di vita". È il libro “Storie artigiane“ (Edizioni Underground) scritto da Paolo Mansolillo di Vanzago, 47 anni, laureato in scienze politiche, operaio in cassa integrazione, grande appassionato di fotografia. Si tratta del suo terzo libro dopo “Mani“, un testo fotografico che racconta borghi e città d’Italia attraverso il lavoro manuale degli artigiani, e “Vite spezzate“ (Calibano Editore), viaggio nella memoria attraverso una serie di testimonianze e un percorso fotografico in alcuni campi di concentramento, in particolar modo quelli di Auschwitz e Birkenau. "Ho sempre avuto una grande passione per il lavoro artigianale, probabilmente perché sono cresciuto osservando mio padre che faceva il sarto nel tempo libero e mia nonna che faceva la pasta fresca tutti i giorni. Anch’io ho sempre fatto l’operaio in fabbrica e lavorato con le mani – racconta l’autore – così dopo il libro fotografico ho pensato a come rendere sempre più profonda e interessante questa mia ricerca sul mondo del lavoro artigiano. E ho capito che non dovevo più limitarmi a fare foto, ma aggiungere a queste l’anima stessa degli artigiani, raccontando le loro storie". La scorsa estate, Mansolillo ha iniziato il viaggio, da Valmalenco a Morbegno, per poi fare tappa a Cremona, Milano e Lissone. Poi Orvieto, Matera fino alla Puglia e la Toscana. "Ascoltando i racconti degli artigiani è emersa la difficoltà di trovare dei giovani che abbiano voglia di apprendere il mestiere – conclude l’autore –: molti lavori sono già scomparsi, altri rischiano di sparire se nessuno raccoglie il testimone dagli anziani maestri". Ro.Ramp.