
Malamovida sotto processo Prima udienza in Tribunale
di Massimiliano Mingoia
Movida selvaggia sotto processo. Dopo la denuncia sui decibel fuori controllo presentata dal Comitato del Lazzaretto, che raggruppa i residenti che vivono in via Lecco e nella strade limitrofe, quelle che la comunità Lgbtq+ ha ribattezzato il Rainbow District, nel Palazzo di Giustizia milanese qualcosa inizia a muoversi. "Si è tenuta oggi 13 luglio 2023 (ieri, ndr) presso il Tribunale di Milano – si legge in una nota del Comitato Lazzaretto – la prima udienza della causa civile promossa dai cittadini di Lazzaretto-Melzo contro il Comune di Milano. È stato confermato il presupposto di legittimità ed è così iniziato un processo fondamentale per affermare la prevalenza di un incomprimibile diritto, quello alla salute, tutelato dalla Costituzione attraverso l’articolo 32".
Il Comitato Lazzaretto aggiunge che "si tratta di un percorso dai tempi lunghi, ma che rappresenta la strada maestra per ridare vivibilità a un quartiere devastato dalla progressiva espansione della malamovida e dignità ai diritti delle persone che lì abitano. Obiettivi certamente non conseguibili attraverso la recente delibera di Giunta che pone sullo stesso piano valoriale le esigenze di socialità, gli interessi economici e i diritti fondamentali dei residenti".
Il processo contro la movida selvaggia nel Rainbow inizia quando la Giunta comunale guidata dal sindaco Giuseppe Sala ha già provato a imprimere una svolta ai provvedimenti contro il caos serale nei quartieri più frequentati dal popolo della notte. Lo scorso 30 giugno l’esecutivo di Palazzo Marino, infatti, ha approvato alcune linee di indirizzo per contrastare gli effetti negativi della presenza del popolo della notte in 17 aree della città: Duomo; Arco della Pace; TicineseDarsenaNavigliTortona; Nolo; ComoGae AulentiGaribaldiBrera; Isola; Lazzaretto; Melzo; Sarpi; Bicocca; Leonardo da Vinci. L’obiettivo principale dell’esecutivo di Palazzo Marino è far approvare in Consiglio comunale un regolamento dei pubblici esercizi che sancisca lo stop all’apertura di nuovi locali nelle zone più critiche. La svolta annunciata da Palazzo Marino ha preso spunto anche dalle sentenze dei Tribunali di Torino e Brescia che hanno dato ragione ai cittadini che hanno denunciato le amministrazioni locali per inquinamento acustico e disturbo della quiete pubblica.