Maestro condannato e poi assolto L’ultima parola alla Cassazione

Migration

Arriva al terzo grado di giudizio il processo contro il maestro della scuola materna di Pero, condannato a due anni e otto mesi di reclusione in primo grado con rito abbreviato dal tribunale di Milano per maltrattamenti e assolto dalla Corte d’appello dopo aver trascorso un anno e quattro mesi agli arresti domiciliari. L’arresto nel maestro nel novembre 2018 aveva scosso l’intera comunità perese perché era molto conosciuto e insegnava da oltre 20 anni nella scuola dell’infanzia Deledda. Una vicenda non ancora chiusa. Martedì 20 si terrà l’udienza alla sesta sezione penale della Corte di Cassazione. I giudici dovranno decidere se rigettare o accogliere il ricorso presentato dalla Procura generale della Repubblica. In caso di annullamento della sentenza il processo potrebbe ripartire dal primo o dal secondo grado. La Corte d’Appello aveva giustificato l’assoluzione del maestro spiegando che la sentenza di condanna, tra le altre cose, "non ha minimamente preso in esame tutto il personale della scuola (ben 11 persone) che ha tassativamente escluso di aver mai visto atteggiamenti violenti o vessatori". Inoltre la Corte aveva osservato "che quasi mai la descrizione delle condotte del maestro effettuata dagli inquirenti, come evidenziato dalla difesa, corrisponde a quanto si vede nei filmati". In altre parole quello che si vede nei video registrati dalle telecamere, installate dai carabinieri della compagnia di Rho in seguito alla denuncia della mamma di un bambino di 3 anni, non corrisponderebbe alle didascalie. Sulla base anche di queste considerazioni la Corte aveva assolto il maestro e derubricato il reato di maltrattamenti in percosse, non procedibile per difetto di querela. Per la Procura invece la "derubricazione dei fatti in mere percosse" è argomentata in modo contradditorio. Ora la parola passa alla Cassazione. A fianco delle venti famiglie che si sono costituite parte civile nel processo ci sarà l’avvocato Giorgio Martellino: "Non accade spesso che la Corte d’Appello stravolga una sentenza di primo grado soprattutto quanto ci sono di mezzo dei minori, bene ha fatto la Procura generale a fare ricorso, nella sentenza di assoluzione ci sono contraddizioni e valutazione non condivisibili".

Roberta Rampini

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro