CLAUDIO
Cronaca

Macché fame. Al massimo è “appetito“

Claudio Negri racconta come la sua infanzia lo abbia insegnato il valore del cibo e della fame, rispettando la memoria della scarsità e della sofferenza vissute dai suoi antenati.

Negri

Mai stato schizzinoso. Eppure i miei mi rimproveravano di esserlo. Da piccolo pensavo si riferissero agli schizzi che il mio cucchiaio entusiasta spandeva dal piatto alla tovaglia. Forse bastò rifiutare una porzione di zucchine lesse, una sera, per farmi capire il vero significato del termine. "Sei un bambino fortunato – era partito il coro – perché noi alla tua età avevamo poco da mangiare, c’era la guerra...". La nonna aveva aggiunto: "Ai miei tempi sì che si stava male, c’era un’altra guerra, la carne si mangiava una volta al mese, quando c’era. Ai tempi del bisnonno era anche peggio e quando la nonna del bisnonno era bambina tu non ti immagini....". Ma di che si nutrivano? Li immaginavo a mangiarsi le scarpe come altrettanti Charlot. Eppure il monito funzionava e le zucchine - che oggi trovo buonissime - finivano per essere mangiate. A tavola vigeva una severità quasi liturgica, nel ricordo della fame atavica. Quella degli Arlecchini rustici tra pianura, monte e pellagra. Quando chiedevo: "Cosa c’è da mangiare? Ho fame!", venivo subito corretto: "Tu non puoi avere fame, la fame vera è un’altra cosa, nel mondo ci sono tanti bambini che muoiono di fame. Tu al massimo puoi avere appetito". Però dire "Ho appetito", pur nel rispetto rimordente per chi muore di fame, suonava frivolo. Anche il cibo in tavola aveva la sua sacralità, specie il pane. Non si doveva capovolgerlo: "Non farlo – era l’avviso quasi esoterico dei miei – perché fai agitare i morti!". La cosa mi turbava: come potevano agitarsi? Non è la calma la virtù dei morti? Forse, nei sogni, mi ero già ritrovato con un Convitato di Pietra che mi voleva a merenda al piano di sotto. Bene, non ho mai più lasciato una michetta col fondello all’aria. Ho qualche scrupolo anche per le fette di pan carré. L’appetito è sempre più discreto e talvolta basta un panino. Avendo il lusso di nutririmi senza dover rubare o accoppare qualcuno, penso a un proverbio delle mie parti: "Quan sa gha fam anca ‘l pan al pàr salam".