REDAZIONE MILANO

L’urlo delle donne caregiver: "Insostituibili ma ignorate: è tempo di darci veri diritti"

Tutti i giorni si prendono cura di figli o familiari con gravissima disabilità. Però senza sostegni né servizi. Anzi, devono battersi contro i tagli ai contributi.

L’urlo delle donne caregiver: "Insostituibili ma ignorate: è tempo di darci veri diritti"

"Il peso invisibile delle donne: il ruolo cruciale dei caregiver famigliari". Cristina Finazzi e Raffaella Turatto, fondatrici del comitato lombardo Uniti per l’Autismo, hanno titolato così la lettera inviata alla redazione in questi giorni, quelli in cui si parla di più della questione femminile, ancor più irrisolta se si entra nella sfera della grave disabilità. In questo caso il lavoro quotidiano delle donne, prezioso per compensare le mancanze dello Stato, diventa ancora più prezioso ed invisibile. La lettera. "Nel tessuto sociale di ogni comunità risiede un gruppo di individui il cui lavoro resta nell’ombra ma riveste un’importanza fondamentale per il benessere di molti: le caregiver familiari. Le donne sono spesso le protagoniste di questo ruolo, affrontando sfide e responsabilità che influenzano non solo la loro vita quotidiana, ma anche il tessuto della società in cui vivono. Le donne, associate alla sfera della cura e dell’affetto, si trovano a svolgere il ruolo di caregiver familiari, dedicando tempo, energia e risorse per assistere i propri cari. Questo impegno imprescindibile porta con sé un peso invisibile: quello di sacrificare le proprie ambizioni personali e professionali per il benessere altrui".

"È importante riflettere sul ruolo fondamentale delle donne caregiver, sempre trascurate nei dibattiti sui diritti femminili e dai movimenti di difesa delle donne. La maggior parte dei caregiver sono donne, le quali sovente devono conciliare questa responsabilità col lavoro e la gestione della famiglia. Questa doppia o tripla giornata lavorativa mette a dura prova la salute fisica e mentale di molte caregiver, che si trovano ad affrontare stress e isolamento. Nonostante il loro ruolo cruciale nella società, le donne caregiver non ricevono riconoscimenti e supporti adeguati. Sono inoltre escluse dai movimenti in difesa dei diritti delle donne, che tendono a concentrarsi su questioni come la parità di genere sul luogo di lavoro o la rappresentanza politica, trascurando le sfide incomparabili da loro affrontate. È importante ricordare che le donne caregiver contribuiscono in modo significativo al benessere e all’equilibrio delle famiglie e della società: occorre riconoscere il loro valore e garantire il rispetto e il supporto che meritano. Per queste ragioni, decisioni come quelle della Giunta di Regione Lombardia con la delibera del 28 dicembre, riducendo le risorse per i caregiver, impattano sulla condizione di queste donne, coinvolte in attività di cura non retribuite all’interno della famiglia, principali sostenitrici nei casi di disabilità o non autosufficienza. Lo scenario che si delinea con la delibera e l’annunciato ulteriore provvedimento rischia di aumentare il carico di lavoro e la responsabilità delle donne, dando loro meno risorse. La mancanza di un finanziamento stabile, il travaso di fondi da una parte all’altra e la temporaneità della soluzione proposta, che non affronta problemi strutturali, sono le criticità del piano 2024. L’assenza di previsioni per il futuro e la sospensione delle nuove iscrizioni alla misura B1 (disabilità gravissima) sollevano seri dubbi sulla capacità dell’istituzione di garantire adeguati servizi a coloro che si occupano quotidianamente di un familiare non autosufficiente. È imperativo riconoscere il valore del lavoro di cura e garantire ogni sostegno per conciliare i ruoli di caregiver familiari con altre dimensioni della vita. Investire nei servizi di assistenza è cruciale per assicurare equità, dignità e libertà di scelta alle donne che affrontano le sfide della cura dei propri cari. È essenziale rimarcare il ruolo delle donne come principali attori nel contesto della cura e della famiglia al fine di sollecitare politiche e interventi mirati a riconoscere e valorizzare questo lavoro, a volte volontario, a volte obbligato. Occorre parità di genere sul fronte dell’occupazione ma anche nel contesto delle cure familiari. Solo con un impegno trasversale sarà possibile creare una società equa, solidale, inclusiva".