Maurizio
Cucchi
Mi incammino per la via Arena, poco battuta, cercando così di sottrarmi alla normale e in fondo anche piacevole confusione dei tempi di festa. C’è una suggestione che sempre mi offre quella strada, così irregolare, che scorgo dalla parte opposta, ed è la via Conca del Naviglio, dove c’era la Conca della Viarenna.
Vi scorreva il canale di collegamento tra la Darsena e la cerchia interna, quella da tempo coperta.
E là c’è ancora quel pezzetto della chiusa aperta nel XV secolo. Attraversando la strada, posso godermi quel breve tratto dove, protette da inferriate ancora scorrono le acque per un breve tratto.
Peraltro si nota in zona, in alcuni punti, almeno, anche un certo ... squallore; e dunque tracce di incuria o abbandono, come, in via Arena, l’abbandonata casa che porta ancora la scritta "Nuova Ceramica Conca Naviglio". E accanto una grigia palazzina, deturpata dalle solite scritte insensate.
Giungo però in un ampio spazio verde, dove, peraltro, non trovo umane tracce, ma solo una tranquilla solitudine. Si tratta del Giardino Attilio Rossi, il cui ingresso è duplice: da via Conca del Naviglio e da via Arena, e che è dedicato a un importante pittore e incisore. Rossi era nato nel 1909 ad Albairate, si è spento a Milano nel 1994, e aveva, tra l’altro, illustrato versi di Salvatore Quasimodo.
Di lui ci sono opere anche al MoMA di New York. Visto che sono in zona, ricordo una sua bellissima “Darsena al tramonto“, del 1977; due anni prima il Comune di Milano gli aveva dedicato una mostra a Palazzo Reale.
L’artista abitava proprio da queste parti. Proseguo, mentre ho davanti agli occhi l’imponente palazzo della Poliambulanza Giuseppe Ronzoni, e arrivo sul vialone Gabriele D’Annunzio, dove per prima cosa noto, ahimè, i muri tristemente imbrattati dai soliti incivili, compreso quelli della scuola lì sull’angolo. E qui mi dirigo verso piazza Cantore per un’altra passeggiata di cui ben vi dirò prossimamente.
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