GIAMBATTISTA ANASTASIO E SOFIA RODIGANI
Cronaca

La storia di Luigi Ghezzi, l’antifascismo, quel ballo e una lezione: “La libertà va difesa sempre”

Nato in via Garigliano, è la memoria storica di un quartiere oggi trasformato: "Ma non in peggio". Conosce la moglie sostituendo all’ultimo un ballerino

Luigi Ghezzi nella sua casa, con alle spalle una riproduzione di Guernica di Pablo Picasso

“Quando assistetti alla fucilazione di quell’uomo, io...". Luigi Ghezzi non sa se continuare, tace per un attimo, non è sicuro di volerci portare con sé in questa confessione, teme che non ci troveremmo a nostro agio, che noi si possa aver freddo. Ogni tempo ha la sua grammatica emotiva, la sua etica applicata. E il suo termometro. Rialza il capo e pare che i suoi occhi chiedano scusa per quello che sta per dire. Ma lo dice: "Quando vidi fucilare quell’uomo, io provai sollievo! Sì, sollievo!".

È ateo, Luigi: "Dio lo hanno inventato gli uomini". Crede nella libertà, però. "Pensavo a mio padre mentre quell’uomo veniva fucilato. Era un antifascista, papà. E da quel momento aveva un nemico in meno". Classe 1934, il giorno della Liberazione aveva 11 anni. Ma per certe lezioni non c’è età: è la vita che decide.

"Durante la guerra ho capito che la libertà è quanto di più bello ci sia. Battersi contro una dittatura significa cambiare il mondo. Per questo c’era quella gioia in quei giorni... A essere fucilato fu il portinaio del palazzo in cui son nato. Prima della guerra era una persona amichevole. Poi fece un periodo in Germania e tornò che non era più lo stesso: stava coi nazifascisti, era un torturatore di partigiani, uno dei peggiori di Villa Triste, una belva. Conosceva bene la mia famiglia, spiava mio papà. Nulla trasforma un uomo come la guerra". Non a Dio ma ai giovani si rivolge: "La libertà va difesa. C’è sempre chi vuol portare indietro le lancette dell’orologio".

Indietro guarda di rado, lui. E quando lo fa, cerca di non rimanervi impigliato: "Luigi coglie le novità col sorriso" dice Luisa, sua moglie. Impigliato è rimasto solo un rumore: "Quello impressionante delle mitragliatrici alleate che un giorno del ’45 in via Pepe scaricarono i loro colpi su un treno tedesco. Uno sconosciuto mi prese di peso e mi mise al sicuro in un palazzo prima che le mie orecchie esplodessero come quei proiettili".

Crede nel cambiamento, oltre che nella libertà. Nato in via Garigliano, "milanese purosangue", ha visto trasformarsi l’Isola: "Ci ho vissuto fino ai 30 anni. Allora c’erano 20 campi di bocce. Oggi c’è una movida rinomata – la definisce così –: non è negativo, c’è vita". Il senso dei luoghi, per lui, sta nelle persone che li hanno vissuti. Ogni luogo un’antologia di biografie, una Spoon River di nomi e vocazioni: "Nello Pagani, campione di motociclismo, Nazzareno Giannelli, campione europeo dei pesi leggeri, il paroliere Luciano Beretta: tutti nati o cresciuti all’Isola". Si è trasferito in Bicocca da decenni. Ma poco cambia: "Pina Re e Marco Baccalini, due deputati. Antonio Taramelli, presidente della Provincia: erano tutti in questo palazzo". Ogni luogo una Spoon River, appunto.

La sua biografia ne comprende tre. C’è anche un Luigi pittore. Oltre ai quadri, ha dipinto il bastone col quale gira: "Quando salgo in tram, lo guardan tutti". In origine, però, commercio e abiti: "Iniziai negli anni ’60 in un’azienda che faceva divise per i vigili. A 40 anni aprii un negozio di confezioni in viale Suzzani".

Poi c’è il Luigi dell’impegno politico e civile, quello che non guarda al cielo e di rado guarda indietro. Quello che sta nel presente, nell’oggi, con una fede innata nell’uomo, capace pure di inventarsi Dio. "Ho fatto tre mandati da assessore in Consiglio di Zona 9. Col Pci, solo col Pci. Poi mi son dato da fare nelle asso ciazioni", convinto che l’associazionismo, non la guerra, sia la prosecuzione della politica con altri mezzi. "Far politica significa studiare. Oggi il livello è calato, non ci sono più le scuole di partito".

Luigi è tra i fondatori del giornale “Zona 9”, dell’Auser Bicocca e del "carnevale più lungo del mondo: quello di Rio si snoda per 5 chilometri, il nostro, tra Niguarda e Bignami, arrivava a 5,2". Con Pina Re e altri ha difeso il Parco Nord fino alla vittoria: "Qui non si costruisce: fummo irremovibili". Di Tangentopoli ha un ricordo preciso: "Da assessore di Zona andai a chiedere l’aiuto del Comune dopo un allagamento in quartiere. Mi risposero: ghen pu de danè ". L’avvento di Silvio Berlusconi in politica lo induce a una scelta che le scienze non contemplano: "Smisi di tifare Milan". Papà, del resto, glielo diceva spesso: "Nella vita ci sono solo due passioni irr inunciabili: la politica e la propria donna".

A Luigi l’amore inviò un ambasciatore: "Avevo fatto una vacanza con gli amici in Spagna, ero senza un soldo così, invece di tornare a Milano, raggiunsi i miei genitori a Castelmarte, dove stavano a loro volta passando le vacanze. Ci andai perché ero senza una lira e da loro avrei potuto mangiare.

Una sera suona alla porta un amico e mi chiede di andare a Villa Minardi perché avevano un problema: c’era un ballo ma mancava un cavaliere, una donna era rimasta spaiata. Mi vestii e senza saperlo andai incontro alla mia più grande fortuna: Luisa". Sette anni di fidanzamento, nel ’65 il matrimonio poi due figli. "Lei mi ha sorretto in ogni scelta". Certe sere tornano all’Isola, insieme, mano nella mano, per cenare in un ristorante di via Garigliano, la via in cui Luigi è nato. Senza guardare in alto, senza guardare indietro, soffermandosi sull’oggi: "Con Luigi – assicura lei – non ci si annoia mai".