Dall’Apecar alla Gam LuBar: piatti siciliani in un’atmosfera da sogno

Lucrezia e Ludovico, fratello e sorella, 29 e 26 anni hanno aperto il locale all’interno della Galleria d’Arte moderna: "Il menu cambia 4 volte l’anno, come le stagioni"

Lucrezia e Ludovico Bonaccorsi (Newpress)

Lucrezia e Ludovico Bonaccorsi (Newpress)

Milano, 23 settembre 2017 - Dall'apecar alla Villa Reale. Dagli arancini (squisiti) dello street food all’eleganza parigina del bistrot della Galleria d’arte moderna. I fratelli Lucrezia e Ludovico Bonaccorsi, rispettivamente 29 e 26 anni, sono ragazzi svegli e intraprendenti. Non si sono fatti spaventare dal grande salto. Hanno invece assaporato il successo dei loro arancini e cannoli “on the road” ma hanno pensato: perché lavorare solo i sei mesi della bella stagione e non tutto l’anno? Perché non cercare qualcosa di più? «Ma non ci accontentavamo di un posto qualsiasi – dice Lucrezia – volevamo una location unica. Abbiamo visto questa, ci ha conquistato subito, ma ci sembrava un’impresa troppo grande per due ragazzi come noi che da una settimana avevano cominciato a vendere cannoli e arancini su un’Apecar. Nel frattempo abbiamo visto altri posti, alcuni molto belli, ma insomma nessuno aveva il fascino di questo. Quando abbiamo saputo che il Comune aveva fatto un altro bando, non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione».

Il posto è davvero speciale. Stupende vetrate affacciate sul parco, tavolini di marmo, sedie marocchine, tanta luce e tanto verde. La Galleria d’arte moderna di via Palestro (che oltre alla prestigiosa collezione permanente fino ai primi di dicembre ospita l’esposizione su Cento anni di scultura a Milano 1815-1915) non poteva avere una caffetteria anonima, fredda o banale. «Siamo soddisfatti – assicura Ludovico – ma è stata dura. Quando siamo entrati non c’era nulla, quello che vede l’abbiamo fatto tutto noi, col nostro gusto. Dalle vetrate agli impianti, qui c’erano appena 2 kilowatt…. E poi c’erano delle rigidità che siamo riusciti a superare, tanto per dire pretendevano che i colori fossero solo il bianco e il nero, cose assurde per noi. Il merito, in particolare, è di mia sorella che fa la scenografa. Io mi occupo più della ristorazione. È una mia passione: se ho 100 euro, 95 li spendo per mangiare. Mio padre dice che sono matto».

Il “LuBar” (aperto dalle 8 alle 24, chiuso il lunedi’) fa colazioni, pranzi e cene. Ha una clientela trasversale, molti giovani ma anche tanti turisti, giornalisti, pubblicitari, blogger, architetti. «Molti mettono il naso dentro uscendo dal museo – racconta Lucrezia – vengono per un caffè e poi scoprono tante cose sfiziose e si fermano. Ma capita anche, e mi fa molto piacere, che uno venga qui a pranzo e scopra per la prima volta quel tesoro che è la Galleria d’Arte Moderna, ricca di autentici capolavori». Si chiama “LuBar”, il bar dei fratelli Lu. In famiglia sono in sette e tutti i nomi cominciano per Lu. Anche quello del papà, il nobile siciliano Lucio Bonaccorsi e quello della madre dei ragazzi, la famosa stilista Luisa Beccaria.

Che dice la mamma della vostra impresa?

«Ci è stata, e ci è, molto vicina».

Cosa fate per farvi conoscere? Usate molto i social?

«Sì, ma con moderazione. I clienti invece postano tantissime foto su Facebook e su Instagram, ci fanno una pubblicità enorme. Il passaparola funziona, se uno è stato bene dice agli amici di venire. Tutti i clienti entrano, si guardano un attimo in giro e dicono: ma che bel posto! Ecco, noi vorremmo che si alzassero da tavola dicendo anche: come si mangia bene…»

Ecco, veniamo al menu. È particolare come lo è la location? Cosa si mangia?

«Il menu cambia quattro volte all’anno con le stagioni, è una cucina siciliana rivisitata, o per meglio dire meno ostentata, ad esempio le panelle le facciamo con l’avocado, abbiamo nidi al miele che vengono dalla cucina araba, polpette di melanzane, mandorle e menta, polpo e lenticchie, sarde alla ludofico, spaghetti con bottarga di tonno rosso.

Ma i famosi arancini mignon, ai quali dovete il vostro successo, ci sono?

«Ah, quelli non mancano mai».

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