
I soccorsi sul London Bridge dopo l'attacco terroristico
Milano, 4 giugno 2017 - Dopo i tragici fatti di Londra, con l'ennesima scia di sangue provocata dal fanatismo islamico, la politica milanese torna a interrogarsi sulle misure più efficaci per scongiurare situazioni simili anche sotto al Madonnina.
Il sindaco Giuseppe Sala ha espresso la sua solidarietà su Twitter: "Vicini a Londra, alle famiglie delle vittime e ai feriti. Dobbiamo restare uniti e continuare a contrastare il terrore con la libertà". Dello stesso tenore anche la dichiarazione rilasciata dall'ex sindaco Giuliano Pisapia, fondatore del nuovo movimento di sinistra Campo Progressista, a 'L'intervista' di Maria Latella su Sky Tg 24: "Situazione difficilissima ma dobbiamo evitare di cedere la nostra libertà a chi semina terrore".
Di segno diverso invece le dichiarazioni del presidente della Regione Roberto Maroni, arrivate anche in questo caso tramite Twitter: "Solidarietà al popolo inglese per l'ennesima tragedia annunciata. Sveglia Occidente!". Di natira più "interventista" anche le parole dell'assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali: "Basta terrorismo islamico. Per problemi drastici ci vogliono soluzioni drastiche. Brandivano lunghi coltelli da cucina gridando: 'Questo è per Allah'. Ora attendiamo che ci dicano che gli attentatori erano inglesi, che ci dicano che la religione non c'entra nulla, che il ministro Franceschini spenga le luci del Colosseo e che qualcuno dica che è colpa di noi europei che non li sappiamo integrare. L'estremismo islamico è il male storico di questo secolo e come tale va trattato: è una piaga da eliminare in modo radicale. Non possiamo vivere nel terrore".
Anche l'ex candidato sindaco di Milano per il centrodestra Stefano Parisi, leader di Energie per l'Italia, non si limita al cordoglio: "Sono a Tel Aviv. - scrive sul suo profilo Facebook - Qui si fanno i conti tutti i giorni con il rischio terrorismo. Qui il 90% dei tentativi di attentati vengono scongiurati grazie ad uno straordinario lavoro di intelligence, ad una attività militare di contrasto al terrorismo islamico e, soprattutto, grazie a una popolazione consapevole. Una consapevolezza che deriva dal dover convivere giornalmente con il rischio e con la paura. Qui si vive una vita normale. Non c'è la retorica europea, non ci sono le inutili dichiarazioni di condanna. Qui c'è la consapevolezza di un popolo che combatte tutti i giorni per la propria libertà di esistere. Tutti i giorni nonostante il disinteresse e l'ipocrisia dell'Europa dei ceri accesi del giorno dopo. Dobbiamo imparare da qui. Il terrorismo si combatte. Si argina. Si esclude dalla società. Anche qui ci sono i lupi solitari, anche qui ci sono diseguaglianze sociali, anche qui hanno origine le fratture culturali e religiose, anche qui la politica e i governi commettono errori. Ma dobbiamo diventare tutti israeliani. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà del nostro tempo. Non si sconfigge il terrorismo con i fiori. Non si usa la paura per ottenere consenso, senza avere idee, senza soluzioni. Dobbiamo avere dei governi europei forti e consapevoli. Il terrorismo islamico non è passeggero, è il nemico del nostro tempo".