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Lombardia film commission, Del Corno "Avevo preteso precise garanzie"

"Noi chiedemmo che la Fondazione nominasse un soggetto terzo al fine di una verifica sulla congruità del prezzo, sui lavori che dovevano essere effettuati sull’immobile e sulla idoneità degli spazi". Lo ha spiegato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno, testimoniando nel processo a carico dell’imprenditore Francesco Barachetti sul caso del capannone di Cormano acquistato dalla Lombardia Film Commission, ente partecipato dalla Regione Lombardia e che ha per socio anche l’amministrazione comunale.

L’assessore, citato come testimone dalla difesa di Barachetti, ha parlato dello "stanziamento" da un milione di euro da parte della Regione e del fatto che il cda della Fondazione nel 2016 decise di impegnarlo per acquisire "un immobile" per farne la "nuova sede". Con la compravendita del capannone, pagato da Lfc 800mila euro, sarebbero stati drenati fondi pubblici da parte dell’ex presidente della Fondazione Alberto Di Rubba, da Andrea Manzoni, entrambi contabili per la Lega in Parlamento e già condannati in abbreviato, e da Barachetti, tutti accusati di peculato. Nell’assemblea dei soci "dell’ottobre 2017 Di Rubba illustrò l’iter per la procedura" e comunicò che era stata presentata "una sola offerta" e "io - ha spiegato Del Corno - come assessore del Comune di Milano chiesi una relazione sulla congruità del prezzo e sulla effettiva corrispondenza dell’immobile con le necessità della Fondazione".

Nell’assemblea del 28 novembre "feci verbalizzare che il nostro voto sarebbe stato favorevole solo se il contratto fosse stato perfezionato dopo le verifiche sui valori e sulla idoneità degli spazi e sul prezzo complessivo". Poi, è emerso sia da un’inchiesta giornalistica che da quella penale che "questa condizione non è stata rispettata".