Lockdown, uno su due accusa disagi psicologici

Ansia, depressione e stress aumentano con la vicinanza alle “zone rosse“. Più colpite le donne e i disoccupati: serve un sostegno

di Andrea Gianni

Donne, persone con bassa scolarizzazione e con problemi di salute, disoccupati e in contatto con Covid-positivi. Residenti in zone flagellate dai contagi o in aree nel raggio di 25 chilometri da quello che, come nei terremoti, può essere definito “epicentro“. È l’identikit delle persone più colpite da ansia, depressione e altri problemi durante la quarantena che emerge da una ricerca del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto Mario Negri di Milano, "la prima in Italia" per mole di dati raccolti ed elaborati sul tema del disagio psicologico legato all’emergenza sanitaria. Tra il 6 e il 20 aprile è stato distribuito un questionario di 48 domande nell’ambito del “COVID-19 Peritraumatic Distress Index (Cpdi). Hanno partecipato 35011 adulti, 20158 dei quali hanno completato il questionario: 11.910 (59,1%) provenivano dalla Lombardia, la regione italiana più colpita. Il 48.6% ha dichiarato di aver avvertito sintomi di distress psicologico nel corso del periodo di quarantena: un impatto "lieve o moderato" nel 43.3% dei casi, "grave" per il 5.3%. "Bisogna capire se si tratta di problemi latenti che la quarantena ha portato alla luce oppure si si tratta di nuovi disagi – spiega Maurizio Bonati, ricercatore del Mario Negri che ha coordinato lo studio – il fatto rilevante è che questi disturbi ci sono e rischiano di cronicizzarsi". Disagi che aumentano con l’avvicinarsi alle zone più colpite. I ricercatori hanno esaminato infatti il territorio lombardo a partire dalla zona rossa della Bergamasca di Alzano e Nembro, uno degli epicentri del terremoto sanitario. Una maggiore prevalenza di distress psicologico è stata rilevata fino a 25 chilometri dalla zona rossa, in particolare di grave sofferenza fino a 15 chilometri. Disturbi che si concentrano anche nel Milanese, una delle zone dove il contagio si è protratto più a lungo nel tempo, attraversando la Brianza e l’area pedemontana. Ma il disagio è legato anche a una serie di altri fattori, tra cui il lavoro, l’ampiezza della casa che ha ospitato la quarantena, il grado di scolarizzazione, lo stato di salute e i contatti con persone contagiate, la reclusione da più di una settimana.

"Secondo il sondaggio le donne sono più colpite – sottolinea la psicologa Giulia Segre – tra gli altri problemi hanno dichiarato senso di vuoto e di inferiorità, difficoltà nel prendere decisioni. Hanno reagito, in tanti casi, comprando guanti, gel e mascherine". Per quanto riguarda il tipo di disagio psicologico, 2003 intervistati (9,9%) hanno riportato sintomi depressivi di moderata-grave entità; 1131 (5,6%) sintomi moderati-gravi di ansia; 802 (4,0%) hanno dichiarato di soffrire di sintomi fisici di moderata-grave intensità. Molti dei sintomi riscontrati possono essere considerati tipici del disturbo dell’adattamento. "Risulta fondamentale identificare precocemente gli individui più vulnerabili – conclude la ricerca – per offrire loro un supporto volto ad evitare che lo stress e il disagio provato possano protrarsi nel tempo e manifestarsi con una sintomatologia più grave, diventando una sindrome post-traumatica".

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