NICOLA PALMA
Cronaca

"Lo conosci quello?". Poi l’agguato sulla 93

Operazione della Mobile: in manette il Palabrero del Barrio 18 e altri 16 affiliati alla pandilla. Il film dell’aggressione: "È della Ms13"

di Nicola Palma

12 luglio 2020, stazione Lambrate della metropolitana verde. Clara (nome di fantasia) viene spinta da un ragazzo per arrivare prima ai tornelli di uscita. Uno degli amici che la sta aspettando dall’altro lato del mezzanino si accorge subito di quello che è successo e le chiede: "Lo conosci?". "Mai visto prima". L’altro le dice di seguirlo con lo sguardo e di richiamarlo appena ne intuisce la direzione. Lei non capisce il perché di quella richiesta, ma poco dopo telefona da piazza Bottini per riferire che il giovane è appena salito sull’autobus 93.

È il prologo del brutale raid andato in scena alle 21.30 del 12 luglio 2020, ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefania Donadeo che ieri all’alba ha portato all’arresto di 17 presunti affiliati (14 in carcere accusati di associazione a delinquere e 3 ai domiciliari) alla gang Barrio 18. Sì perché l’amico che ha chiesto informazioni a Clara (risultata completamente estranea all’indagine e in generale alle dinamiche alla banda) è Vida, all’anagrafe Pablo Yovany Castellanos Alvarado, ventisettenne salvadoregno residente in zona Calvairate considerato dagli investigatori della Squadra mobile il vice di Alexander Yovany Santacruz Ramirez, il leader indiscusso del gruppo criminale in Italia. Quella sera, risulta dagli atti, i pandilleros si organizzano in un amen. Vida e altri quattro percorrono di corsa viale Rimembranze di Lambrate per incrociare la marcia della 93 alla prima fermata utile, poco prima dell’incrocio tra via Valvassori Peroni e via Bazzini: Castellanos Alvarado punta verso il ventitreenne che poco prima ha urtato l’amica, preso di mira anche perché ritenuto vicino ad alcuni membri della Ms13, gli odiati rivali che dispregiativamente vengono chiamati Chavalas. La vittima cerca di difendersi in tutti i modi, ma i fendenti lo colpiscono al collo e al petto; si gira nel tentativo di scappare dalla porta posteriore, ma la trova sbarrata da altri tre. Il blitz è fulmineo, una dozzina di secondi. Poi gli aggressori scendono di volata le scalette del pullman e scappano in più direzioni. Il ferito viene soccorso dai sanitari del 118 e portato in codice rosso al San Raffaele: se la caverà con una prognosi di 30 giorni.

Sentito dalla polizia dopo le dimissioni dall’ospedale, è proprio lui a delineare i contorni dell’agguato e a contestualizzarne il probabile movente: "In merito alla persona che mi ha accoltellato – mette a verbale il 20 luglio – posso riferire che si tratta di un ragazzo salvadoregno che io conosco con il soprannome di Vida, lo conosco molto bene perché in Salvador frequentavamo la stessa scuola, anche lui era due o tre anni più avanti di me. In Italia era la prima volta che lo vedevo. Frequentando i ragazzi della banda Ms13 (da non affiliato, ndr), posso supporre che Vida appartenga alla banda rivale, ovvero alla Barrio 18". Parole decisive per mettere i poliziotti, coordinati dall’aggiunto Laura Pedio e dal pm Francesca Crupi e guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Vittorio La Torre, sulle tracce della pandilla. L’indagine riesce pian piano a ricostruire l’intero organigramma della gang in fase di ricostituzione dopo gli arresti del 2015: al vertice c’è Santacruz Ramirez alias Labio (presente all’aggressione sulla 93), il leader che tiene i contatti in patria, coordina le attività illecite, risolve eventuali conflitti tra soldados e convoca periodicamente le riunioni. Il quartier generale è nell’area dismessa dell’ex Innocenti tra via Rubattino e via Caduti di Marcinelle: lì c’è una baracca che chiamano "Casetta", sulla porta ci sono due scritte con bomboletta spray "XV3" e "RIOS", che stanno rispettivamente per "18" e per Revolucionaros, la branca del Barrio che ha preso piede a Milano e che in America Centrale si contrappone ai Surenos. È il covo sicuro dei pandilleros, nonché il ricovero temporaneo delle biciclette rubate per finanziare la cassa comune.

Non ci sono solo gli affiliati, però. A gravitare nell’orbita dell’organizzazione ci sono pure simpatizzati denominati "Civili", utilizzati per raccogliere informazioni o per movimentare merce illecita senza dare troppo nell’occhio. Pure loro sono tenuti a rispettare alla lettera il decalogo di obblighi che sancisce il vincolo indissolubile col Barrio, compreso quello di versare periodicamente il denaro che servirà anche a sostenere i perros finiti in carcere e le loro famiglie. Perché, per dirla con le parole di Labio, la banda è una cosa sola: "Se mi toccano, è come se toccassero tutti, e se hanno toccato te, hanno toccato la pandilla". E occhio a sgarrare, altrimenti "sai che se ti sbagli hai un padre, un nonno e tutto, quindi pensaci bene".