Milano, lite sul Ramadan: presa a bastonate davanti al figlio di 4 anni

Via Padova, marito violento denunciato dai carabinieri. Ma la moglie lo difende: "Sono caduta da sola"

In via Padova sono intervenuti i carabinieri del Radiomobile

In via Padova sono intervenuti i carabinieri del Radiomobile

Milano - "Mi sono fatta male da sola" . Una versione diametralmente opposta rispetto a quella fornita da diversi testimoni e in lampante contraddizione con il tipo di ferita riportata, incompatibile con una caduta accidentale. Eppure Ajala (nome di fantasia), 35 anni, l’ha sostenuta con forza sia con i medici sia con i carabinieri, scagionando il marito, che è stato comunque indagato a piede libero per maltrattamenti in famiglia e segnalato alla Procura nell’ambito della procedura di attivazione del "codice rosso". La vicenda, che racconta una volta di più quanto a volte sia difficilissimo per le donne denunciare compagni che le terrorizzano silenziandone qualsiasi tipo di reazione per paura di ritorsioni, inizia alle 11.20 di mercoledì in via Padova, davanti a un negozio di alimentari gestito da un quarantenne di origine bengalese.

Alcuni passanti chiamano il 112 per segnalare che l’uomo sta picchiando la moglie con un bastone davanti al figlio di 4 anni. Quando arrivano davanti all’esercizio commerciale, i militari del Radiomobile trovano il titolare all’interno del locale e la donna abbracciata al bambino in lacrime: lei ha il volto completamente coperto di sangue e un evidente squarcio alla testa. Gli investigatori del pronto intervento le chiedono cosa sia successo, ma Ajala, che ha difficoltà di udito, fa fatica a capire e a rispondere: uno dei colpi sferrati dal marito le ha fatto perdere l’auricolare. L’uomo, che i testimoni e le circostanze indicano chiaramente come l’aggressore, inveisce contro la donna, che a suo dire avrebbe infranto le regole del Ramadan, il mese del calendario islamico che prevede il digiuno dall’alba al tramonto. Ajala viene trasportata in codice giallo al pronto soccorso del Niguarda per la medicazione della ferita. Ed è lì che la trentacinquenne racconta una storia inverosimile: dice di essersi provocata la ferita cadendo e battendo la testa, assicura che il marito non c’entra nulla e rifiuta la collocazione alternativa che le volontarie di un’associazione anti-violenza propongono per lei e per il figlio minorenne. Conseguenza: nessuna querela contro il marito. Che, a valle degli accertamenti investigativi, viene denunciato dai carabinieri, d’intesa col pm di turno Roberta Amadeo.

Inoltre, i militari hanno attivato il "codice rosso", norma che prevede una corsia preferenziale per i casi di violenze su donne e minori; e non è escluso che l’avvio dell’iter porti nei prossimi giorni all’emissione di una misura restrittiva nei confronti del quarantenne, ad esempio un divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla moglie. Dagli archivi delle forze dell’ordine non sono spuntati precedenti riguardanti la coppia: ciò lascia pensare non che l’episodio di mercoledì sia stato il primo, ma che gli altri avvenuti in passato non siano mai stati segnalati. Come sarebbe stato pure tre giorni fa se il raid non fosse andato in scena in pieno giorno e davanti a tutti.

 

 

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