L’Italia sbanda E se iniziassimo a dire basta?

Riccardo

Riccardi

E se cominciassimo a dire basta? Senza scendere in piazza con forconi e urla scomposte,

senza demonizzare chicchessia, ma cercando di capire perché abbiamo abbandonato i nostri

diritti civici. Non è amarcord. L’Italia non ha rimarginato le ferite di una guerra persa male. Il ’68 con l’assalto alle vetrine, il sei politico, le intemperanze di giovani estremisti, poi ricredutisi da adulti, hanno inciso nella psiche di chi in quel periodo o era piccolo o non ancora nato. È prevalsa la cultura dei diritti, cancellati i doveri. Si è infierito contro un padronato capitalista che

non è mai esistito. L’italiano, quello insofferente della miope burocrazia che comunque ha

preso il sopravvento, si è esaltato nel piccolo. In parte al riparo di intromissioni che hanno impedito la crescita. L’eccezione è la Luxottica che recentemente ha perso il suo presidente. Siamo tra i paesi fondatori della UE ma il debito pubblico monstre ci colloca dietro la lavagna.

Perché con un risparmio da primato, che ci saccheggiano, abbiamo la leadership del debito pubblico da sprechi. È un ossimoro. Lavoratori probi che si sacrificano e furbetti lavativi. Che spesso la politica incentiva a non lavorare. Sul lavoro mancano gli addetti e si grida che solo i migranti salveranno la nostra economia. Ma con quale professionalità? I migranti servono se si

selezionano e si impone loro il rispetto delle leggi severe con i nativi. Molti dei quali non legano il pranzo con la cena. Eppure siamo pieni di risorse. Manca gas che abbiamo, preda dei paesi limitrofi. Così favorendo l’inflazione che impoverisce chi viveva decorosamente. E potremmo

continuare. Diciamo solo basta! La democrazia va difesa non con il lassismo lasciando leve di potere in mano alle impunità. Ma con il rispetto della scala dei valori che esistono e vanno

esaltati. Cominciando dalla competenza.

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