Milano, bimbi in cerca di nido: 3.297 famiglie ancora in attesa e code anche nei privati

Nonostante il calo della natalità mille richieste in più quest’anno Assonidi: "Rincari dell’8% sulle derrate, più costi e utenze triplicate Confermati i posti convenzionati, ma l’accordo scade"

Lunghe liste d'attesa per i piccoli

Lunghe liste d'attesa per i piccoli

La lista d’attesa si è accorciata rispetto a un mese fa: 500 bimbi sono riusciti a trovare un nido nelle strutture del Comune di Milano. Ma 3.297 restano ancora fuori. Nonostante il calo della natalità, quest’anno sono arrivate mille richieste in più: 7.844 per 4.574 posti. Anche nei nidi privati le liste d’attesa cominciano a farsi lunghe. "E siamo a Milano: isola felice rispetto ad altre province. Ma non basta", sottolinea Federica Ortalli, presidente di Assonidi (associazione dei titolari di asili nido privati aderente alla Confcommercio). All’ordine del giorno c’è anche un tema: "Le strutture private accreditate col Comune hanno già firmato la disponibilità di posti convenzionati, bloccandoli per tre anni, ma la convenzione scade a giugno - continuano da Assonidi -. Hanno firmato senza sapere termini e condizioni. Abbiamo chiesto delucidazioni al Comune, ma ancora nulla. Ci facciamo portavoce dello scoramento dei nostri associati". Che hanno confermato i posti, "per non mettere in difficoltà le famiglie che avevano cominciato il percorso", ma stanno riducendo il numero di quelli in più, messi a disposizione per i nuovi iscritti. Nel 2020/21, infatti, erano 102 i nidi privati che avevano offerto al Comune 1.049 posti in più, che si sommavano a quelli già occupati dai bimbi confermati. Nel 2023/24 sono 67 ad averne offerti 651, il 28,38% in meno rispetto all’anno prima. "Sta venendo meno la disponibilità a dare posti in più e, quindi, la fiducia in questa collaborazione, perché sono aumentati i costi vivi. Anche l’ultimo rinnovo dei contratti collettivi incide sul costo del lavoro e non viene preso in considerazione nella convenzione: chiediamo un tavolo di confronto per portare queste difficoltà all’attenzione dell’assessore", aggiunge Paolo Uniti.

La convenzione è da rivedere per evitare che i posti in convenzione si riducano ulteriormente - ribadisce Ortalli -, cosa che noi non vogliamo perché crediamo in questo servizio". "Per i posti in convenzione si ricevono 624 euro per bambino al mese, cifra che non copre i costi reali, in un panorama che vede rincari nell’ordine dell’8% su derrate alimentari, oltre che su materiali igienico sanitari e pannolini - fa i conti Ortalli -. Le utenze sono triplicate. L’asilo è una casa, è come una famiglia numerosa. Va sostenuta di più".

Ci sono poi dei limiti che impone la convenzione nel rapporto tra educatori e bambini: ne serve uno ogni sette. (Nel privato il rapporto è di uno a 8). "La convenzione in scadenza non rispecchia le condizioni di vita di Milano oggi. E molte strutture non hanno riaperto più i battenti dopo il lockdown - ricorda la presidente di Assonidi –. Siamo tutti nella fase della ’ricostruzione’, dobbiamo rispondere ai bisogni delle famiglie con servizi di qualità. A maggio c’erano 3.800 bimbi senza nido: serve un lavoro di squadra per evitare che accada. Pubblico e privato devono unire sempre più le forze per sostenere le famiglie milanesi: serve un investimento a lungo termine sui bambini. Non si incentivano nuove nascite se mancano i servizi. Non bastano i ’bonus’".

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