ROBERTA RAMPINI
Cronaca

Ricette dietro le sbarre: il primo libro scritto dai detenuti delle carceri italiane

"Cucinare al fresco" è stato presentato in Regione

La presentazione del libro a Palazzo Pirelli

Ci sono le ricette delle lasagne light, del tiramisù, delle arancine siciliane e della Miascia, un dolce tipico lombardo. Frammenti di vite dietro le sbarre. Emozioni e ricordi. C'è tutto questo nel libro "Cucinare al fresco" scritto dai detenuti e dalle detenute di dodici istituti di pena italiani, tra cui Como-Bassone, Bollate, Opera, Varese, Sondrio, Alba, Pavia, Monza, edito da L'Erudita, in vendita da oggi in tutte le librerie italiane. Il progetto è stato ideato da Arianna Augustoni, giornalista e volontaria in carcere, "Cucinare al fresco è iniziato in sordina tre anni fa nel carcere del Bassone di Como, grazie all’allora direttore Carla Santandrea. Poco alla volta è entrato in altre carceri - spiega - non è solo un laboratorio, ma ha un valore più profondo, in quanto i detenuti durante le lezioni raccontano le loro emozioni, le speranze, le difficoltà e, seppur con difficoltà, assaporano la libertà attraverso i sorrisi che si condividono o le notizie che vengono raccontate. L’iniziativa è nata proprio per portare all'esterno i sapori e i profumi della cucina vissuta dietro le sbarre".

La prima raccolta di ricette preparate dietro le sbarre è stata presentata a Palazzo Pirelli alla presenza del presidente del Consiglio regionale della Lombardia Alessandro Fermi, della coordinatrice del progetto Augustoni, del direttore del carcere comasco Fabrizio Rinaldi, di Giorgio Leggieri direttore del carcere di Bollate e della Presidente della Commissione speciale sulla situazione carceraria Antonella Forattini. "Si tratta di un’iniziativa molto bella e molto valida, che offre stimoli intelligenti a chi sta scontando pene all’interno delle carceri– ha sottolineato il Presidente Fermi - Un modello di collaborazione tra agenti, persone ristrette e agenti di Polizia penitenziaria che può essere replicato in altri istituti e che offre opportunità concerete di formazione professionale per il post detenzione". Centoventi pagine, ricette e profumi che raccontano storie. "Abbiamo ricominciato a vivere, ad assaporare la libertà. Cucinare al fresco non è semplicemente un ricettario, ma una speranza, un percorso per comprendere meglio un cammino di riabilitazione - racconta Luigi, un detenuto che partecipa al progetto - È una testata giornalistica ideata e scritta da persone che hanno perso la libertà, ma che non si sono perse d’animo e hanno deciso di rimettersi in gioco per fare qualcosa di buono attraverso il cibo, spiegando i metodi utilizzati nelle stanze di reclusione per cucinare con le risorse a loro disposizione".

Ricette che riportano all'infanzia, alla propria madre, "che, seppure in difficoltà, non ha mai fatto mancare nulla ai figli, quel panino con lo zucchero o con una fetta sottilissima di formaggio, perché doveva bastare per tutti". Ma anche ricette che evocano ricordi amari, "ho approcciato i gruppi di lavoro con grande leggerezza cercando di mettere al centro di ogni lezione loro, i detenuti e le detenute, coloro che mi hanno dato fiducia e stimolata a proseguire - conclude la coordinatrice Augustoni - Ho lasciato a loro il compito di organizzare il progetto in base alle singole esigenze, ma sempre con un solo obiettivo: raccontare le proprie esperienze in cucina attraverso un linguaggio corretto e preciso. Dal racconto alla scrittura il passo è stato breve, in quanto le tante nozioni sono state organizzate per dare vita a una pubblicazione che raccontasse queste esperienze anche all’esterno".