
L’ultimo rifugio inugurato lo scorso marzo. Al centro, l’équipe di Casa Arcobaleno
MILANO – Una casa è molto più di un tetto sulla testa. È un rifugio in cui sentirsi protetti. Un luogo pieno di calore, in cui essere amati per come si è. Almeno, è quel che dovrebbe essere. Ma nella realtà può succedere l’opposto. Lo provano sulla loro pelle tanti ragazzi e ragazze omosessuali o transgender che vengono scacciati dalla famiglia d’origine (qui le loro storie). Dove andare? Senza soldi, senza un punto d’appoggio? Si può bussare a Casa Arcobaleno dedicata all’accoglienza gratuita di giovani discriminati dai propri genitori per il loro orientamento sessuale, l’identità di genere o per il percorso di transizione avviato. Una realtà gestita dalla cooperativa Spazio Aperto Servizi e nata in collaborazione con il Comune di Milano.
“Le richieste di accoglienza sono aumentate – fa sapere Maria Grazia Campese, presidente di Spazio Aperto Servizi –, tanto che abbiamo moltiplicato gli alloggi: la prima Casa Arcobaleno è stata inaugurata nel 2019 e oggi sono sei, tutte tra Milano e hinterland”. Gli indirizzi sono segreti, per garantire la sicurezza di coloro che vi abitano. “Dal 2019 a oggi abbiamo accolto 44 persone, prevalentemente giovani tra i 18 e i 25 anni, ma anche qualcuno un po’ più grande”.
L’ultimo rifugio è stato inaugurato lo scorso marzo alla periferia ovest di Milano. Al momento, gli ospiti sono 12. “Molti – sottolinea Campese – non vengono solo allontanati ma sono oggetto di minacce e anche di maltrattamenti, violenze fisiche e psicologiche. Per questo Casa Arcobaleno è prima di tutto un luogo di protezione”. I casi sono tutti delicati, “ci sono anche ragazzi che arrivano da noi dopo aver subìto violenze. Se di origine straniera, a volte vengono mandati nei Paesi d’origine e obbligati ad affrontare dei “percorsi rieducativi” con l’intento di cambiare il loro orientamento sessuale. Alcuni si presentano da noi senza nulla, senza neppure un bagaglio o una borsa. Solo con i vestiti che hanno addosso”.
Le telefonate di chi chiede accoglienza sono tante, “Casa Arcobaleno è un servizio noto, la cui esistenza circola sui gruppi Lgbtqia+ – continua la presidente di Spazio Aperto Servizi –. Un ragazzo è arrivato qui dalla Puglia dopo aver letto un’intervista su un giornale. Ma c’è anche chi chiede ospitalità direttamente dalla strada”. La precedenza è data a chi ha meno possibilità ed è in condizioni d’emergenza. Le provenienze sono diverse, “un terzo è rappresentato da italiani, un altro terzo da italiani di seconda generazione e gli altri ospiti sono stranieri. Le famiglie di origine, poi, sono diverse: ci sono quelle ultra religiose ma anche quelle laiche; alcune agiate e altre in condizioni di povertà. Segno che la discriminazione dei propri stessi figli sia un inquietante fenomeno trasversale”.
Varcata la soglia di Casa Arcobaleno, l’ospite ha a disposizione un’equipe multidisciplinare: educatori, psicoterapeuti, legali. E pure un servizio di orientamento al lavoro e alla casa. “Il primo passo è l’ascolto. Poi si imposta una routine quotidiana, si crea insieme un progetto che rispecchi i desideri della persona, affinché possa ricominciare un percorso di studi interrotto, formarsi o cercare un lavoro. I piani sono eterogenei, cuciti su misura. E non c’è una scadenza: si resta a Casa Arcobaleno per il tempo che serve, senza forzare né comprimere”.
Così i ragazzi si sentono in una casa vera. Decorata con strisce variopinte che compaiono anche sugli arredi. In questo modo, accolti e protetti, possono costruire la propria autonomia. Con il passare del tempo, il rapporto con la famiglia si ricuce? “è difficile, il passato in questi casi è molto doloroso. Su 44 ospiti passati da noi finora, solo due sono rientrati in famiglia. Invece Casa Arcobaleno, per tutti, resta un punto di riferimento anche dopo l’uscita”.

La Lombardia si prepara a celebrare l’orgoglio e i diritti della comunità LGBTQIA+ con una serie di eventi che trasformeranno le principali città della Regione in palcoscenici di inclusività e libertà. L’estate 2025 si preannuncia particolarmente ricca di appuntamenti, con Milano che ancora una volta farà da capofila con la Pride Week, in programma dal 25 al 29 giugno con eventi diffusi culminanti nella tradizionale parata del 28 giugno.
Il capoluogo lombardo non sarà però l’unico protagonista: Lecco, Bergamo, Lodi, Varese e Brescia ospiteranno manifestazioni dedicate alla celebrazione della diversità e alla rivendicazione dei diritti civili. Questi eventi rappresentano molto più di semplici celebrazioni: sono momenti fondamentali di visibilità, confronto politico e costruzione di una società più equa e accogliente, che coinvolgono migliaia di persone tra cittadini, associazioni e istituzioni. Nelle prossime schede, sono indicate le date, gli orari e gli eventi programmati in Lombardia.