Milano, a lezione tra gli animali nella primaria Pizzigoni

Al Ponte della Ghisolfa un plesso del 1927 porta avanti il suo metodo. La preside Ferri: "Da noi si impara attraverso il fare e il contatto con la natura"

I pilastri del metodo didattico Pizzigoni sono esperienza e natura (Ansa)

I pilastri del metodo didattico Pizzigoni sono esperienza e natura (Ansa)

Milano, 9 gennaio 2020 - Gli alunni della I C imparano cos’è l’olfatto, sentendo il profumo del Calicanto. In II E si apprende la differenza fra nomi propri e comuni, accarezzando tre asini - Kelly, Gigia, Liquirizia - e la capretta Marilyn. Nello stesso momento i coetanei della II B conoscono la germinazione in serra, osservando cosa è successo a un seme di mais "sepolto" settimane fa nel cotone.

Scene reali osservate ieri mattina alla scuola Rinnovata Pizzigoni che conta 613 allievi, per 25 classi. Un’elementare pubblica, in via Castellino da Castello, zona Ponte della Ghisolfa, sommersa ogni anno da richieste di iscrizioni, che risale al 1927 e prende il nome di Giuseppina Pizzigoni (1870-1947), pedagogista che ha inventato un metodo pedagogico tuttora modernissimo. "Riassumibile nella formula dell’imparare facendo. Chi viene da fuori potrebbe pensare che questi bambini facciano troppo intervallo. Invece le attività in giardino, nell’orto, nella serra, nella piscina, nella fattoria didattica rientrano appieno nel processo di apprendimento, dove gli alunni sperimentano atttraverso il contatto con la natura. La scuola, come amava ripetere Pizzigoni, è il mondo" spiega Anna Teresa Ferri, dirigente dell’istituto comprensivo (che comprende anche un’altra elementare, la Dante, e la media Puecher, per un totale di 1.250 allievi). L’obiettivo non è l’accumulo di nozioni ma "lo sviluppo di competenze" afferma la preside. L’orto insegna per dire "lo spirito di imprenditorialità": "Gli alunni affittano un piccolo appezzamento con una sorta di “contratto”, decidono insieme cosa seminare, sviluppando la mediazione. E poi devono pensare alla semina, al raccolto e alla “vendita“" dice la dirigente.

Nella fattoria didattica che conta quasi 30 animali, ci sono anche due oche, tre pavoni, quattro fagiani. I bambini ne sono entusiasti ma come avverte Irene Giovino, 45 anni, insegnante di Italiano e matematica della II E "con loro facciamo lezione. Se devo spiegare la distinzione fra gli esseri viventi e non viventi, invece che leggere una definizione sul libro, li invito ad osservare le differenze che intercorrono fra la capra e un sasso". Il rientro in aula con lezioni frontali è ovviamente previsto nelle 40 ore settimanali ma come rimarca la maestra è "solo il luogo della rielaborazione di concetti appresi all’aperto".  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro