L’ex dg di Atm: "Nessuna responsabilità delle morti"

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MILANO

È impossibile "stabilire il momento dell’insorgenza del mesotelioma" e non si può, dunque, affermare che ci sarebbero state "omissioni" che "hanno svolto un ruolo anche solo concausale nella determinazione o nell’accelerazione delle morti". Lo spiega la Corte d’Appello nelle motivazioni depositate ieri della sentenza con cui, il 21 ottobre scorso, ha confermato l’assoluzione con formula piena per Elio Gambini, ex dg di Atm (Azienda dei Trasporti Milanesi), unico imputato nel processo per omicidio colposo con al centro i decessi, tra il 2009 e il 2015, di sei lavoratori della municipalizzata. L’accusa era quella di presunte lesioni ai danni di due dipendenti, sempre per esposizione all’amianto nei tunnel della metropolitana e nei depositi per la sosta notturna dei mezzi di superficie.

La Corte (giudici Fagnoni-Sola-Curami), confermando la sentenza di primo grado per Gambini, assistito dagli avvocati Caterina Malavenda e Paolo Grasso, "non ritiene che" il Tribunale "abbia commesso errori di diritto o sia incorso in stravolgimento dei fatti oppure abbia mal interpretato i principi stabiliti dalla Cassazione sulla base delle emergenze probatorie acquisite" nel processo. Secondo i giudici di secondo grado, non si può nemmeno affermare "con alto grado di probabilità razionale che il contributo causale dell’imputato abbia contribuito a determinare gli eventi mortali contestati, come in modo esaustivo ha motivato il giudice" di primo grado.

La sentenza è in linea con l’orientamento dei giudici milanesi già emerso da verdetti di assoluzione in altri casi di dirigenti di aziende imputati per morti causate, secondo la Procura milanese, dall’esposizione all’amianto nei luoghi di lavoro. L’Atm come responsabile civile era rappresentata dallo studio Mucciarelli.

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