Maltrattare il corpo per urlare un bisogno dell’anima. Le lettere delle ragazze che soffrono di anoressia o di bulimia, e che ora stanno seguendo un percorso di cura, rappresentano già una vittoria sulla malattia. Alcune sono state lette ieri, sul palco dell’Auditorium Gaber a Palazzo Pirelli. "Ti uso come mezzo per far capire la profondità del mio dolore. Volevo farti scomparire affinchè tutti vedessero il mio dolore attraverso te. Non hai perso peso tu ma la mia anima, sempre più vuota". Un’altra ragazza scrive: "Ti ho riempito, ti ho svuotato, ti ho trattato male. Hai dovuto trovare energia mentre io la consumavo. Dovevi diventare piccolissimo, dovevi sparire. Ti chiedo immensamente scusa". C’è chi si rivolge alle proprie mani: "Avete puntato il dito contro una pancia gonfia di sofferenze ma vuota d’amore". Una giovanissima conclude, parlando al suo corpo: "Ti chiedo scusa perché ora so cosa sei: un involucro che contiene anima e cuore. Il tuo battito rispecchia quello della terra".
CronacaLettere al proprio corpo "Ti ho trattato male Volevo fossi invisibile e ora ti chiedo scusa"