Letizia Moratti pronta a candidarsi Lega e Fratelli d’Italia fanno muro

Salvini:"Mai visto un vice che si candida contro il capo". Lucente: "Rispetto per il presidente uscente". Ma al Pirellone c’è chi crede che tra i due litiganti possa spuntare un terzo candidato: Massimo Garavaglia

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Attilio Fontana non l’ha presa bene e in questi giorni un chiarimento dovrà esserci e ci sarà. Ma al di là del governatore lombardo, nel centrodestra in tanti sono rimasti spiazzati dalle dichiarazioni rilasciate venerdì sera da Letizia Moratti, che ai microfoni di Radio Lombardia non ha nascosto di essere pronta a candidarsi alla presidenza della Regione nel 2023 e, anzi, ha sollecitato un segnale in questo senso da parte dei partiti della coalizione. Il fastidio di Fontana è presto spiegato: la sua vice ha detto quello che ha detto come se la ricandidatura del governatore uscente non fosse sul tavolo. O come se non fosse un problema da porsi. Un punto, questo, evidenziato ieri anche (ma non solo) da Matteo Salvini, segretario federale della Lega: "Non ho mai visto un vicesindaco che corre contro il suo sindaco". Stesso concetto espresso da Roberto Anelli, capogruppo del Carroccio in Consiglio regionale: "Parole inopportune, quelle della Moratti". Un segnale ieri è arrivato, in effetti. Ma in senso contrario a quello auspicato dalla stessa Moratti: "Se Fontana sceglierà di ricandidarsi, l’appoggio della Lega andrà a lui" assicura Salvini. "Portiamo rispetto al presidente uscente" scandisce, da parte sua, Franco Lucente, capogruppo di Fratelli d’Italia al Pirellone. Insomma, almeno per vie ufficiali, la sortita della vicepresidente sembra aver avuto l’effetto di rafforzare l’ipotesi della ricandidatura di Fontana, un’ipotesi che dovrà superare l’esame del tavolo nazionale nell’ambito del quale il centrodestra deciderà, infine, chi candidare nelle varie regioni che andranno al voto nel 2023. Non si può ancora escludere del tutto che alla fine in Lombardia si propenda per un profilo diverso da Fontana, quello di Massimo Garavaglia, ad esempio, già assessore regionale e attuale ministro. Ma quello che viene dato per assodato è che a giocarsi la presidenza della Regione sarà ancora un leghista.

Perché, allora, la Moratti ha detto quel che ha detto, considerando anche la sua scarsa propensione ad affrontare pubblicamente temi quali quelli di una candidatura? Gli scenari possono essere tre. Il primo: la vicepresidente lombarda punta alla candidatura a governatrice, dopo essere stata chiamata in Regione nella fase più difficile nella gestione della pandemia, ed ha voluto farlo capire alla coalizione in un momento in cui i giochi non sono ancora fatti ma non sembrano neppure esserle favorevoli, lasciando intendere di essere disponibile a prendere altre strade nel caso in cui le sue ambizioni non siano assecondate. "Attendo un segnale concreto per proseguire insieme" ha detto venerdì. Tradotto: nel caso il segnale non arrivi, potrei accasarmi altrove.

Dove? Non più tardi di qualche settimana fa c’era stato uno scambio di attestazioni di stima con Carlo Calenda. Davvero difficile che la Moratti possa – ecco lo scenario numero due – candidarsi contro il centrodestra in Regione e accontentarsi di una battaglia di testimonianza che non le garantirebbe nulla di più di un posto in Consiglio regionale. Ma agitare la possibilità di un’uscita dal centrodestra potrebbe essere utile per ottenere non la canidatura a governatrice ma – ecco il terzo scenario – un incarico di prestigio a Roma, nel Governo che verrà nel caso in cui sia il centrodestra a vincere le prossime elezioni Politiche, che si terranno nel 2023 proprio come le Regionali. Certo è che la Moratti un potere negoziale ce l’ha, considerato che, come detto, è stata chiamata a Palazzo Lombardia in un momento critico. Secondo alcune voci, la sua candidatura avrebbe l’appoggio di una parte dei consiglieri regionali della Lega, perché convinti che con un governatore non leghista si aprirebbero, per pura compensazioni, più posti e più spazi per gli stessi leghisti. Altre voci ancora dicono, invece, che parte dei consiglieri leghisti vorrebbe la candidatura di un esponente del partito diverso da Fontana perché così tornerebbero in gioco alcuni ruoli dello staff presidenziale oggi non occupati dal Carroccio. Infine le voci che, pur confermando che la Moratti non la spunterà, avanzano dubbi sulle possibilità di Fontana. E invitano a tener d’occhio leghisti di spessore, quali Massimo Garavaglia, per l’appunto. Quanto alla Moratti pagherebbe invece una scarsa empatia con l’elettorato della Lombardia più profonda, quella delle montagne e delle valli, ma anche il fatto di non avere alle spalle un vero partito. "Letizia Moratti e Attilio Fontana – precisa e conclude Lucente – sono entrambi ottimi candidati ma la scelta si farà a livello nazionale, nell’ambito del tavolo del centrodestra, e per ora bisogna portare rispetto al governatore uscente, qui in Lombardia così come in Sicilia (il riferimento è, ovviamente, al caso creatosi intorno a Nello Musumeci ndr). Chi ha governato bene ha diritto ad essere ricandidato,altrimenti significa che ha fallito".

mail giambattista.anastasio@ilgiorno.net

 

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