di Annamaria Lazzari
Prima il tumore le ha portato via la madre quando lei era solo una ragazzina. Poi un carcinoma al seno particolarmente aggressivo, con metastasi alla schiena, è piombato sulla sua vita, stravolgendo la sua esperienza londinese. Oggi Martina G., tornata a vivere a Milano, di anni ne ha 34: una cura sperimentale le ha salvato la vita. Il resto ce lo ha messo la sua incredibile energia: quando non si occupa di contabilità in un ufficio pubblico, guida una moto Kawasaki 750 e viaggia per il mondo. "O lasci che quello che è successo soffochi la tua anima o ti prendi il tuo spazio vitale" esorta Martina. La parola "cancro" è entrata presto nella sua vita. "Mia madre si è ammalata di tumore al seno quando avevo 8 anni, ha avuto una recidiva ed è scomparsa quando ne avevo 15. Poi è toccato a me. Tutto è iniziato nell’estate del 2015. Avevo 27 anni, lavoravo a Londra da cinque anni e non era un periodo facile, mio padre era morto pochi mesi prima. Ho iniziato a sentire un nodulo alla mammella destra ma non mi sono preoccupata più di tanto. Ho fatto la biopsia ed è invece emerso che si trattava di un tumore al seno: sono rimasta pietrificata. Ho preferito tornare a vivere a Milano dove un Tac ha chiarito il quadro clinico: era un carcinoma triplo negativo legato a una mutazione nei geni Brca1, al quarto stadio, con una metastasi alla schiena. Sono seguiti una tomoterapia, per cercare di fermare l’avanzamento della metastasi, e cicli di chemio. Poi è arrivata la quadrantectomia alla mammella che, a differenza della mastectomia, prevede l’asportazione solo della lesione tumorale. Il mio tipo di tumore, legato alla mutazione Brca1, mi hanno detto essere difficile da trattare con le terapie classiche e sono stata orientata su un protocollo sperimentale americano. Gli oncologi dell’ospedale San Raffaele e study coordinator della sperimentazione mi hanno spiegato i dettagli della terapia, mostrando sempre umanità".
In cosa consiste la cura sperimentale? "Nell’assunzione quotidiana - anche oggi - di 3 capsule, al mattino e sera, per un totale di sei. Il farmaco va a "trovare" gli errori cellulari che causano la malattia, bloccandoli ed evitando l’insorgenza di altre masse maligne: su di me si sta dimostrando efficace. Sono grata a fondazione Airc che finanzia la ricerca contro il cancro: è fondamentale per la scoperta di terapie nuove e più efficaci". Oggi come si sente?"Faccio controlli molto frequenti, gli esami del sangue ogni 3 settimane, la Tac ogni 3 mesi, risonanza e scintigrafia 2 volte l’anno. Ma sto bene e continuo a ricercare esperienze e a viaggiare. Prossima tappa le Ande peruviane".
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