
Nel 2030 saranno in vigore nuovi parametri europei. Milano dovrà farsi trovare pronta
Milano – Nel 2024 i livelli di smog raggiunti nelle città italiane sono aumentati rispetto all’anno precedente. E Milano non fa eccezione, anzi. Questo, in sintesi, è quanto emerge dal rapporto “Mal’aria di città" reso noto da Legambiente. Nel 2023 le città capoluogo nelle quali si erano contati più di 35 giorni di Pm10 oltre la soglia di guardia dei 50 microgrammi per metro cubo – due tetti imposti dall’Unione Europea – erano state 18, nel 2024 sono invece salite a 25. L’indagine è stata condotta in 98 città attraverso le centraline di rilevazione delle polveri. E se Frosinone si conferma per il secondo anno di fila al primo posto con 70 giorni di sforamento, Milano è subito dietro con 68 giorni, un dato relativo, in particolare, alla centralina di viale Marche.
Se si considerano le altre centraline cittadine va soltanto un po’ meglio, ma in tutti i casi si è sopra il limite dei 35 giorni di sforamento: la centralina di via Senato ne ha rilevati 53, quella in Città Studi 47 e quella al Verziere 44. Al terzo posto ecco Verona, con 66 giorni sopra soglia, e Vicenza con 64. Se i parametri europei previsti per il 2030 fossero già in vigore, il 71% delle città italiane sarebbe fuorilegge relativamente al Pm10 e il 45% per l’No2, vale a dire: per il biossido di azoto.
Nel dettaglio, quanto al Pm10 così come per il biossido di azoto, il limite in vigore tra cinque anni sarà quello dei 20 microgrammi per metro cubo. Nel caso del Pm10 tale limite trova oggi riscontro solo in 28 capoluoghi su 98, per quanto riguarda il biossido d’azoto in 54 centri su 98. Le situazioni più critiche si registrano a Napoli, Palermo, Milano e Como, dove è necessaria una riduzione compresa tra il 40% e il 50%. Per quanto riguarda, infine, le medie annuali di Pm10 e No2 nessuna città supera i limiti previsti dalla normativa vigente.
“Gli sforamenti registrati in più centraline nella stessa città – osserva Legambiente – sono il segno di un problema diffuso e strutturale in molte aree urbane”. L’associazione ambientalista ricorda, quindi, che “il 2030 è alle porte e servono scelte coraggiose ora”. Quali? Quelle che da tempo sono al centro del dibattito: “È fondamentale investire nella mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico e rendere le città più vivibili con spazi pedonali e ciclabili. Urgente anche intervenire su riscaldamento domestico e agricoltura, riducendo l’impatto degli allevamenti intensivi e integrando le politiche su clima, energia e qualità dell’aria”.