
Non assimilare i servizi residenziali per disabili ai servizi residenziali per anziani. È questa la richiesta che Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità, avanza alla Regione Lombardia in vista della delibera che sarà approvata lunedì proprio dalla Giunta lombarda. La delibera in questione riporterà le regole che dovranno essere seguite in questa nuova fase dell’emergenza Coronavirus sia dalle Residenze Sanitarie per Anziani (RSA) sia dalle Residenze Sanitarie per Disabili (RSD) ma anche, più in generale, dalle Comunità Socio-Sanitarie (CSS). Ed è proprio questo il punto. In tutti e tre i casi si tratta di strutture in cui gli ospiti risiedono 24 ore su 24. Per quanto riguarda le strutture dedicate alla disabilità, a determinare la continuatività della residenza è il fatto che i famigliari del disabile non ci siano più o non abbiano le possibilità di farsene carico. Se la residenza continuativa accomuna i servizi appena menzionati, a differenziarli sono, però, le caratteristiche degli ospiti.
"Nelle RSD e nelle CSS vivono persone giovani e adulte, a differenza di quanto avviene nelle RSA – spiega Giovanni Merlo, direttore di Ledha –. Per questo chiediamo alla Regione di non assimilare queste strutture a quelle che ospitano la terza età, di badare alla qualità della vita dei disabili di 30 o 40 anni di età che risiedono nelle RSD e nelle CSS e di consentire loro di uscire, di avere contatti con l’esterno, di continuare a portare avanti quei progetti ma anche quelle semplici abitudini che comportano l’uscita dal centro. Omologare le RSD alle RSA significa isolare tanti disabili dalla vita sociale. Ovviamente – conclude Merlo – le uscite dal centro e gli ingressi di esterni devono avvenire con tutte le precauzioni dal caso, a partire dall’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, esattamente come previsto per qualunque cittadino".
Una posizione, quella appena espressa, che Ledha ha messo nero su bianco in una lettera firmata dal presidente Alessandro Manfredi e inviata al governatore lombardo Attilio Fontana e agli assessori regionali Giulio Gallera (Welfare) e Stefano Bolognini (Politiche sociali). "Ledha – vi si legge – esprime la propria preoccupazione per la decisione di Regione Lombardia di accomunare dalle stesse regole di funzionamento per residenze e comunità in cui vivono persone con caratteristiche, esigenze e desideri molto diversi tra loro. In particolare, vediamo con preoccupazione l’eventualità per cui le regole disegnate per le Residenze sanitarie per anziani, possano essere sostanzialmente utilizzate per determinare l’organizzazione e il funzionamento dei servizi residenziali per le persone con disabilità giovani e adulte – sottolinea Manfredi – La richiesta di Ledha a Regione Lombardia è quella di stralciare dal provvedimento in esame le strutture residenziali per le persone con disabilità, come RSD, CSS e Comunità alloggio. In questo momento, l’esigenza fondamentale di questa ampia comunità di persone è quella di poter essere parte della vita sociale, in sicurezza e in condizioni di eguaglianza con gli altri. Il rischio – conclude Manfredi nella missiva – è che provvedimenti troppo stringenti finiscano per penalizzare e isolare ulteriormente le persone con disabilità".
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