Milano – Definirla milanese è forse un torto, per chi il mondo lo ha girato fin dai primi mesi di vita. Ma della città che le ha dato i natali, Milano, Lea Pericoli ha sempre conservato il portamento, l'amore per la moda senza volersi sentire alla moda, creando uno stile, rivoluzionando, anticipando il tempo.
Fondamentale dote del buon tennista, il tempismo. Ne ha avuto, Pericoli, anche nell'ergersi (per giudizio altrui, difficile a smentire persino nel campo così soggettivo della bellezza estetica) a simbolo della femminilità, quando i completini di pizzo e le gonne al vento erano mal sopportate, persino osteggiate. Una pioniera, l'unica per la quale in Italia venne utilizzato l'aggettivo "Divina", che Gianni Clerici, lombardo come lei ma comasco, aveva coniato solo per Suzanne Lenglen.
"Se non sono ben truccata non vado nemmeno al supermercato", ebbe a dire quando la gioventù era alle spalle. Non la grazia, che non l'ha mai abbandonata. Nel presentarsi, nella voce naturalmente impostata, che le regalò una carriera in tv allargandosi al di fuori del solo e semplice sport. In uno scrivere fluido, incisivo per quanto mai scortese, che convinse Montanelli a mantenerla nel mondo in cui aveva vissuto da agonista, solo portandola dalla parte di chi racconta.
Milanese, Lea Pericoli, lo è rimasta anche dopo aver visto il resto del mondo. Da piccolissima e nella prima adolescenza in Africa, fino ai 17 anni. Da giovane, forte e corteggiatissimo simbolo del tennis italiano, in cui fu protagonista ben oltre i confini nazionali, arrivando fino alle semifinali del Roland-Garros. E poi ancora più avanti, quando Roma la strappava alla metropoli concorrente, concedendole l'onore della cerimonia di consegna degli Internazionali.
Anche negli ultimi anni, sempre con quel ciuffo perfetto, a spiovere, una palombella che le dava unicità, sopra gli occhiali scuri e un sorriso pronto al flash. Come in una storia ad anello, trovava comunque casa nella sua città, da dove partiva. Laddove ha terminato la partita. Ci giureremmo, con eleganza.