Regionali in città, Milano si conferma fortino progressista

Il candidato del centrosinistra (47%) stacca di 10 punti Fontana. I democratici al 27%, FdI al 20%. Moratti e Terzo Polo deludenti

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Milano si conferma ancora una volta fortino del centrosinistra in una regione a schiacciante maggioranza di centrodestra come la Lombardia. Il dem Pierfrancesco Majorino, ex assessore comunale al Welfare nelle Giunte Pisapia e Sala, attualmente europarlamentare (ma si dimetterà per restare a fare opposizione al Pirellone), è il candidato governatore più votato in città: sfiora quasi il 50% – è al 47,20% con 404 sezioni scrutinate su 1.248, oltre 14 punti in più rispetto al suo risultato in Lombardia – e stacca di quasi dieci punti il candidato presidente rieletto, il leghista e frontman del centrodestra Attilio Fontana (37,50%).

Non solo. Il Pd si riafferma come primo partito nel capoluogo lombardo con il 27,88%, staccando FdI di Giorgia Meloni, che nella metropoli si ferma al 20%, mentre in Lombardia si riconferma il primo partito, come alle Politiche dello scorso 25 settembre, con il 25,84%, risultato migliore rispetto al Pd in regione: 21,11%. Il “Modello MIlano’’, dunque, tiene e il sindaco Giuseppe Sala può sorridere, pur in uno dei momenti peggiori per il centrosinistra a livello nazionale e lombardo. Il centrosinistra meneghino è ormai dai tempi dell’amministrazione del sindaco Giuliano Pisapia, eletto nel 2011, che elezione dopo elezione si conferma sempre al primo posto tra le coalizione in campo. Un dato politico che va tenuto in debito conto e andrà ulteriormente approfondito, anche se la tendenza di metropoli a trazione progressista in Paesi in cui i conservatori sono in maggioranza non è certo una novità assoluta: negli Stati Uniti è verificato svariate volte negli ultimi decenni. In Italia, idem.

Tornando al risultato delle Regionali lombarde, la coalizione progressista, all’ombra della Madonnina, oltre al rilevante risultato dei democratici – persino migliore rispetto alle scorse Politiche (25,9%) ma non alle Comunali del 2021 (33,8%) – può contare sull’ottima prestazione della lista civica di Majorino (7,82%), sul 5,48% di Alleanza Verdi e Sinistra e sul deludente 4,28% del Movimento 5 Stelle. Il fronte sovranista-moderato, invece, vede FdI sostanzialmente stabile rispetto alle Politiche (20,16%), la Lega del milanese Matteo Salvini al 7,25%, Forza Italia dell’altro leader milanese Silvio Berlusconi stabile al 5%, la lista civica del governatore riconfermato Attilio Fontana al 4,48% e Noi Moderati-Rinascimento Sgarbi con percentuale da prefisso telefonico: 1,28%.

Complessivamente deludente, invece, il risultato di Letizia Moratti, che non va oltre il 13,96%. L’ex sindaco di Milano, fino a tre mesi fa vicepresidente regionale e assessore al Welfare della Giunta Fontana, era candidata presidente con la sua lista civica e con il Terzo Polo capeggiato da Azione di Carlo Calenda e da Italia Viva di Matteo Renzi. Deludente, il risultato della meneghina Moratti, perché non sembra aver apportato un valore aggiunto al Terzo Polo, che alle Politiche del 25 settembre, senza l’appoggio dell’ex primo cittadino, aveva raggiunto addirittura il 22,7% nel collegio alla Camera che comprendeva il centro storico. Dalla sua, però, Moratti può vantare una lista civica a suo nome che ha conquistato il 7,28% dei consensi, superando la lista terzopolista di Calenda e Renzi (6,59%).

I risultati non soddisfacenti della Moratti e del Terzo Polo in Lombardia e a Milano ha avuto un’immediata conseguenza, le dimissioni del segretario lombardo di Azione Niccolò Carretta, che ieri, a dati ormai chiari, ha twittato: "Ho appena comunicato al segretario Calenda le mie dimissioni da segretario regionale di Azione. Il risultato è fallimentare e dimostra l’incomprensibilità delle nostre scelte che non sono stato in grado di contrastare. Una delle cause di disaffezione verso la politica è che nessuno si assume mai le responsabilità. Io penso sia doveroso farlo".

 

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