Le opere di carta battono il digitale e sono le protagoniste di “WopArt“

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Se fosse possibile acquistare un acquerello originale di Van Gogh su carta o la sua versione digitale, la scelta cadrà sempre sulla prima opzione. La carta rimane il materiale più apprezzato nel mercato delle opere d’arte per il rapporto qualità prezzo e per la cura necessaria alla sua conservazione. Per questo motivo la carta è la protagonista di “WopArt”, la fiera internazionale allestita al centro esposizioni di Lugano e aperta fino a domani. L’inclusività è il tema scelto per la settima edizione, sintetizzato nel titolo “Gli altri. La carta e il suo specchio, Nft”.

I padiglioni ospitano oltre 50 gallerie e fondazioni provenienti da sette Paesi. Uno spazio della mostra è stato dedicato all’esposizione di disegni realizzati da donne iraniane. "Le artiste hanno creato questi quadri per sfuggire dalla pressione culturale e sociale del nostro Paese", raccontano le curatrici Sharmin Dalvand e Sahar Seyedjafar. L’inclusività si esprime anche attraverso la possibilità per gli artisti emergenti svizzeri di esporre le proprie creazioni con il progetto di BNP Paribas Swiss Foundation. Il concetto dell’accoglienza torna nella zona “Gaze Off”, dove gli artisti possono esprimersi liberamente. L’arte incontra la letteratura nel luogo riservato alla Fondazione Hesse per festeggiare il centenario dalla pubblicazione di “Siddharta”. I pannelli decorati con motivi psichedelici, ricordano l’impatto che il libro ha avuto sulle generazioni degli anni ‘60 e ‘70. A “WopArt” non manca il dibattito, in particolare sulla differenza tra l’utilizzo della carta e il cloud. "Sono così legata al tema delle criptovalute, che ho deciso di rappresentare alcune monete che hanno perso il loro valore", dice Valentina Picozzi artista che lavora con entrambi i materiali. Nella fiera i collezionisti possono acquistare le opere, ma il valore aggiunto viene dato dall’interazione con gli espositori e gli artisti. "Speriamo che i visitatori supporteranno il nostro lavoro, perché per solidarietà abbiamo deciso di non pubblicare nulla sui social", affermano le due curatrici iraniane con un sorriso pieno di speranza.

Sofia Valente

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