Le Olimpiadi per allargare Milano

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Marco

Percoco

Per molti dei visitatori che si riversano a Milano ogni giorno dal resto d’Italia, l’efficienza dei servizi di trasporto è un sogno dolce, ad occhi aperti, una speranza o una chimera per il proprio luogo di provenienza. Muoversi nel centro con gli ormai famigerati mezzi pubblici è semplice, rapido ed economico. Ed è pure facile raggiungere la città da lontano, con il suo ramificato sistema autostradale, tre aeroporti internazionali, i frequenti treni ad alta velocità. Questo impareggiabile, almeno nel panorama italiano, grado di connettività interna e interconnessione esterna ha plasmato lo spazio economico metropolitano, magnificandone la competitività, ma esponendolo pure a diseguaglianze che oggi domandano chiari e non più procrastinabili interventi. Di fianco, infatti, ad un’area che si nutre avidamente del prodotto della regione logistica, esistono sacche di scarsa qualità e quantità di servizi, soprattutto nelle aree periferiche di Milano e nella fascia di comuni localizzata a 10-70 km dal centro. La competitività della città non può più prescindere dalla capacità di rendere più densi i rapporti con ciò che un tempo era chiamato “hinterland”, ma che oggi è parte integrante dello spazio urbano. È, questa, l’area su cui investire, valutando i progetti non solo in termini di fattibilità finanziaria, ma anche in termini di benessere sociale, attraverso tecniche analitiche ormai consolidate. Con le Olimpiadi invernali del 2026, Milano ha l’imperdibile opportunità di ripensare le interazioni con le sue aree limitrofe, tentando di decongestionare il territorio municipale e gestendo un atterraggio morbido dei prezzi degli immobili, attualmente molto sopravvalutati rispetto fondamentali e a rischio di crollo in caso di bolla immobiliare.* Università Bocconi

autore di “Infrastrutture

e investimenti. Valutazioni regole, decisioni“ (Egea)

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