Le mascherine e la “Maskne“ alla pelle del viso

Gabriella

Fabbrocini*

Recentemente è stato osservato che indossare le mascherine potrebbe causare o esacerbare l’acne e altre problematiche della pelle. Si parla di Maskne, cioè Acne da Mascherina. Quest’effetto collaterale è trascurabile se consideriamo l’importanza dell’uso della mascherina, ma può essere utile sapere come evitarlo o affrontarlo in modo efficace. Si tratta principalmente di acne da occlusione, con papule, pustole e microcomedoni che si trovano sul mento e simmetricamente lungo la mascella. Un tipico focolaio che non deve essere confuso con altri problemi della pelle che possono sempre essere causati dall’uso della mascherina, come ad esempio eczema da contatto, con zone arrossate e fastidiosamente pruriginose o dermatite seborroica: la mascherina può esacerbare le zone arrossate ricoperte da scaglie grasse tipiche di questa malattia. La causa è un aumento della produzione di sebo e una variazione del pH della pelle. Le pelli più inclini a maskne sono sicuramente quelle grasse, a tendenza acneica o le pelli particolarmente sensibili e facilmente irritabili. Tuttavia, anche su individui con pelle più sensibile, anche non particolarmente grassa, sono stati rilevati inconvenienti come arrossamenti, irritazioni, rash cutanei e abrasioni di minima entità, anche attorno alle labbra e sul naso. A causare l’irritazione cutanea nelle zone del viso coperte dalla mascherina possono essere l’azione meccanica del tessuto contro il viso, il cui attrito e sfregamento continuo può compromettere l’integrità della barriera cutanea. È l’aumento di temperatura e umidità che deriva dagli atti respiratori che altera il pH della pelle e favorisce l’infiammazione dei follicoli piliferi, ma anche dermatiti alle labbra con secchezza e screpolature. La limitata ossigenazione e traspirazione delle zone coperte dalla mascherina crea un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri eo lieviti e l’alterazione della barriera protettiva cutanea. Poi c’è l’aumento della produzione di sebo, l’innalzamento del PH cutaneo e infine l’aumento della temperatura della pelle. Per maggiori informazioni mandare una mail a:

dermofabbrocini@gmail.com

* Direttore UOC ClinicaDermatologica

Università di Napoli

Federico II

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