FRANCESCO PELLEGATTA
Cronaca

Le marcite del Ticino: esempio da replicare

Quattro anni di lavoro nel Parco hanno dimostrato che questa antica pratica può preservare l’agricoltura rispettando l’ambiente

Cristina Barbieri

di Francesco Pellegatta

Le marcite del Parco Ticino diventano un modello a livello nazionale. Anche il neonato ministero della Transizione ecologica ha puntato gli occhi sul progetto per il recupero di questa pratica antica, che permette ai prati di continuare a vivere durante l’inverno, senza gelare mai, preservando agricoltura e ambiente. Il progetto marcite, infatti, è stato inserito dal Mite tra quelli che in Italia hanno meglio tutelato l’intreccio tra biodiversità e sviluppo rurale e ora verrà messo a disposizione di tutti per essere replicato anche altrove.

I risultati sono stati presentati al termine di quattro anni di lavoro nell’ambito del progetto Life Ticino Biosource (di cui le marcite rappresentano solo una piccola parte), che ha visto uno stanziamento europeo di quasi 4 milioni. Nel Parco del Ticino sono stati censiti e risultano oggi tutelati circa 300 ettari conservati a marcita; in particolare in questi anni sono stati recuperati circa 60 ettari di marcite che si trovavano in stato di abbandono ed è stata creata una nuova marcita nell’area de “I Geraci“ di Motta Visconti.

Dando inizio così alla buona pratica della sommersione autunnale temporanea di prati e altri ambienti agricoli, che creano vere e proprie oasi adatte alla sosta e all’alimentazione di uccelli migratori quali beccaccini, pavoncelle, allodole e pispole; ma anche alla sopravvivenza della Lycena dispar e altre specie di lepidotteri.

"Il Mite ha richiesto una scheda tecnica che sarà a disposizione della rete rurale nazionale come punto di riferimento, affinché questa pratica possa essere replicata anche altrove – spiega Cristina Barbieri, project manager di Life – Il Parco ha quindi fornito indicazioni di carattere tecnico ed ecologico su una specifica misura del Programma di sviluppo rurale in Lombardia, relativa proprio alla circolazione invernale delle acque, l’allagamento invernale delle camere di risaia e la sommersione delle marcite".

Un plauso al lavoro svolto è arrivato anche dal presidente del Parco Cristina Chiappa (nella foto) e dalla consigliera Francesca Monno: "La diversità biologica migliora la produttività degli ecosistemi, che si tratti di terreno agricolo, foresta o ambiente lacustre Ogni specie, infatti, ha un ruolo ben definito all’interno del proprio ecosistema. Un Parco e un habitat per essere amati devono anzitutto essere vissuti, è un’impresa che può apparire da visionari e sognatori. Ma senza visionari e sognatori non sarebbe nato neppure questo Parco".