L’avvocatessa in trincea: "Avere il rimborso si può"

Giorgia Rulli, specializzata in tutela della disabilità, tra vittorie e nuovi ostacoli

L’avvocatessa Giorgia Rulli ha scelto di occuparsi della tutela dei diritti delle persone con disturbo dello spettro autistico e, in generale, della tutela delle persone con disabilità. Conosce bene il tema del mancato riconoscimento del metodo Aba tra le prestazioni che devono essere coperte della sanità pubblica: non più tardi del 7 aprile del 2022 ha infatti ottenuto che il Tribunale ordinario di Milano accertasse il diritto di un bambino di 8 anni di "ricevere, a carico del sistema sanitario nazionale, l’erogazione del trattamento riabilitativo cognitivo comportamentale mediante la metodologia Aba, secondo un orario intensivo di 30 ore a settimana per 24 mesi". Ha ottenuto che lo stesso tribunale dichiarasse "il diritto dei ricorrenti (i genitori del minore ndr) di poter sottoporre il figlio al già menzionato trattamento riabilitativo" e condannasse, quindi, "l’Agenzia di Tutela della Salute della Brianza (quella coinvolta in quel caso ndr) a prendere in carico direttamente il minore o a sostenere le spese relative alle cure ricevute da terzi" nonché a pagare le spese di giudizio.

"La legge 502 del 1992 – spiega Rulli – prevede che siano posti a carico del Servizio sanitario le tipologie di assistenza, i servizi e le prestazioni sanitarie che presentano evidenze scientifiche di un significativo beneficio in termini di salute, chiarisce che le prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria sono assicurate dalle aziende sanitarie e comprese nei livelli essenziali di assistenza e stabilisce che tali prestazioni siano quelle che attengono prevalentamente ad alcune aree tra le quali quella materno-infantile, quella dell’handicap e di patologie psichiatriche. Più di recente – prosegue l’avvocatessa – il decreto del 2017 ha di fatto riconosciuto che le terapie con evidenza scientifica utili a contenere il disturbo dello spettro autistico devono essere inserite nei livelli essenziali di assistenza ma, nonostante questo, c’è ancora oggi un buco normativo".

E in molti casi i rimborsi vengono assicurati solo per un certo periodo di tempo: "Accade che il tribunale emetta un provvedimento cautelare in base al quale la Regione e l’Agenzia di Tutela della Salute devono coprire le spese sostenute dalla famiglia per un periodo di 24 o 36 mesi e che, una volta trascorso questo lasso di tempo, le famiglie si trovino costrette a rifare la causa perché Regione e Ats smettono immediatamente di corrispondere quanto dovuto per l’Aba". Ora la giurisprudenza in materia è passata alla giustizia amministrativa: "Sono i Tar a doversi esprimere", fa sapere Rulli, che alla voce “Aba“ ha più di una sentenza favorevole (tra Lombardia e altre regioni) e più di una causa da portare avanti. "Il problema è enorme – sottolinea – e va oltre i tribunali. Il metodo Aba dovrebbe essere garantito con grande intensità, il bambino dovrebbe poter seguire le attività da esso previste non solo quando è a casa, ma anche quando è a scuola o al parco o quando svolge un’attività ludica o sportiva. Ma manca personale e formazione o, detto altrimenti, manca personale formato: moltissimi docenti di sostegno non hanno una preparazione specifica e spesso si trovano essi stessi in difficoltà a relazionarsi con un minore con disturbo dello spettro autistico".

Giambattista Anastasio

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