di Marianna Vazzana
MILANO
Completati i lavori infiniti al carcere minorile Beccaria: "Ci stiamo trasferendo nel nuovo padiglione con i primi 40 posti", annuncia la direttrice reggente Cosima Buccoliero. Finora, di posti nel vecchio padiglione ce n’erano 26, più i 6 della sezione per i detenuti lavoratori. La capienza passa quindi da 32 a 46. Un traguardo raggiunto dopo 16 anni di attesa, ritardi e riflettori puntati sui cantieri-lumaca, ancora di più dopo la maxi evasione di 7 detenuti nel giorno di Natale dello scorso anno che avevano approfittato di una breccia nella recinzione per fuggire.
Quando sono stati completati i lavori? Cosa cambierà?
"Nelle ultime settimane. Ora che anche le rifiniture sono ultimate, è in atto il trasloco graduale. Formeremo quattro gruppi da dieci posti nel nuovo padiglione svuotando a poco a poco il vecchio, una sezione del quale sarà ristrutturata. L’intento è riuscire ad aprire due padiglioni (operazione che porterebbe la capienza totale a 80 posti, ndr) ma per fare questo sarà necessario anche incrementare il personale, sia di agenti e sia di educatori. Già ora la situazione è difficile, nonostante il Dipartimento della Giustizia minorile si sia dato da fare per sopperire alle carenze. L’auspicio è che possano arrivare funzionari dell’Area pedagogica, selezionati nell’ultimo concorso nazionale. Già, peraltro, è arrivato un direttore aggiunto che è presente tutti i giorni, mentre io mi divido tra il Beccaria e l’istituto penitenziario di Monza per adulti".
Adesso quanti sono i ragazzi detenuti?
“Ne abbiamo 40, soprattutto sedicenni e diciassettenni. Ora riusciamo a gestire la situazione a Milano ma ci sono stati momenti di sovraffollamento in cui abbiamo dovuto chiedere la sospensione delle assegnazioni per mancanza di posti. Inviare dei ragazzi in altre città o regioni comporta sempre delle complicazioni perché occorre impiegare personale per il viaggio e far rientrare i ragazzi per udienze o altro. Non è semplice".
Quali sono i reati principali per cui finiscono al Beccaria?
"Reati contro il patrimonio, come furti e rapine, ma anche spaccio di droga".
E le nazionalità dei ragazzi?
"Abbiamo sia italiani e sia stranieri. Negli ultimi tempi è aumentata la presenza di minori stranieri non accompagnati: con loro si fa molta fatica anche solo a comunicare, perché non parlano italiano. Sono arrivati in Italia senza un adulto che potesse guidarli, non hanno punti di riferimento. Il lavoro da fare con loro è enorme, per questo serve personale preparato. È una delle criticità".
Altre problematiche?
"Crescono i disagi a livello mentale. Anche legati ad assunzione di farmaci e droghe".
Il mese scorso c’è stato un altro tentativo di evasione; a volte scoppiano liti o risse da sedare: sono episodi frequenti?
"No, sono casi isolati ma da non sottovalutare mai. A livello psicologico è complicato già per un adulto trovarsi ristretto, a maggior ragione per un ragazzo nel pieno dell’età evolutiva. Dobbiamo cercare di far comprendere ai nostri giovani detenuti che lavoriamo per garantire loro una libertà reale, che non sia solo fisica. Dobbiamo far sì che il periodo di detenzione sia il più breve possibile e anche costruttivo".
Sentono la mancanza del cellulare?
"Moltissimo. Sono nativi digitali, abituati ad avere sempre con sé lo smartphone. Però notiamo che molti non sanno utilizzare il computer, e noi facciamo in modo che prendano dimestichezza con il pc durante le attività formative (a cura della Fondazione Francesca Rava) per introdurli a poco a poco nel mondo del lavoro. Abbiamo anche un laboratorio di prodotti da forno, uno di falegnameria e un altro di elettrotecnica. E naturalmente c’è la scuola. Stiamo cercando di incrementare gli agganci verso l’esterno, per favorire l’inserimento al lavoro anche nell’edilizia e nella carpenteria. Preziose pure le attività teatrali, con la compagnia Puntozero, e quelle sportive nella palestra".
Le è capitato di rivedere qualche ex detenuto?
"Sì, tanti. Molti che si appassionano al teatro, per esempio, continuano a recitare anche una volta usciti dal Beccaria. Sono felice quando ciascuno trova la propria dimensione. Il suo posto nel mondo. Lasciandosi alle spalle un periodo buio ma che in qualche modo gli è servito a trovare la sua strada".