
Il latitante Francesco Riitano
Milano, 23 agosto 2019 - E' finita in Sicilia la fuga del latitante Francesco Riitano, 39 anni, detto “Cicciariello Andreacchio”, esponente ‘ndranghetista del clan Gallace di Guardavalle (Catanzaro), ricercato da oltre due anni per traffico internazionale di stupefacenti: è stato catturato dai carabinieri mercoledì sera mentre si trovava in vacanza in un residence di Giardini Naxos, vicino a Taormina, con documenti falsi.
L’uomo era destinatario di un provvedimento cautelare emesso il 2 maggio 2017 dal gip di Milano Maria Cristina Mannocci, su richiesta della procura distrettuale antimafia milanese. L’operazione 'Area 51' aveva portato in carcere 21 persone smantellando una rete che era riuscita a far arrivare centinaia di chili di cocaina dal Sud America all’Italia, stipati nella carlinga di grossi aerei. Anche un tecnico che lavorava a Malpensa finì nei guai. Ma Riitano, formalmente residente in Germania eppure spesso ad Arluno, considerato dagli inquirenti il capo della banda che aveva la sua base logistica proprio nel paese del Milanese, nonché il broker che organizzava l’importazione della droga tenendo i contatti con i colombiani che procuravano le partite di cocaina, era sfuggito alla cattura. Fino a mercoledì sera, fino al blitz dei carabinieri nell’appartamento di Giardini Naxos,dove era in vacanza.
L’irruzione durante la cena, attorno alle 22, mentre Riitano era in compagnia dei familiari: un boccone amaro, per lui, quando i carabinieri del Ros e dei comandi provinciali di Catanzaro e Messina si sono materializzati, arrestandolo dopo aver stroncato l’ultimo, disperato, tentativo di fuga dell’uomo che, praticamente seminudo, è saltato giù dal balcone finendo tra le braccia dei militari che avevano circondato il complesso. Con sé aveva carta d’identità, patente e passaporto italiani falsi, intestati a una persona di fantasia, oltre a denaro e telefoni cellulari. La svolta nelle ricerche è arrivata nelle ultime settimane, quando si è avuta conferma della sua presenza in Sicilia. Ma non è finita: «Si sospetta l’esistenza di una capillare rete di fiancheggiamento - spiegano gli investigatori - su cui sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi».