GIULIA BONEZZI
Cronaca

Milano, latitante legato al clan Barbaro-Papalia preso (anche) con Google

Mario Miceli è stato scovato dai carabinieri in Francia

Reparti speciali dei carabinieri

Milano, 5 settembre 2019  Monsieur Mario Miceli è stato arrestato intorno alle quattro di martedì pomeriggio ad Arzon, cittadina portuale di duemila anime incastrata su una penisola che separa il golfo di Morbihan dall’Atlantico, all’indomani del suo 62 esimo compleanno. L’hanno preso i francesi dell’Enfast (European Network of Fugitive Active Search Teams) arrivati da Rennes, ma l’hanno trovato i carabinieri della Catturandi del comando provinciale di Milano e del Ros.

I militari della sezione del Nucleo investigativo guidata da Marco Prosperi avevano iniziato a cercare Miceli otto mesi fa, quando erano andati a prenderlo perché era diventata definitiva la sua condanna a 5 anni e 6 mesi ex articolo 416 bis - ha precedenti ma è la sua prima, per mafia - e avevano trovato la sua casa di Casorate Primo, nel Pavese, vuota e disabitata da tempo. Lì è cominciata la caccia all’autotrasportatore che nel clan Barbaro-Papalia di Buccinasco coordinava i camion del movimento terra, il settore-cavallo di Troia della ’ndrina originaria di Platì per infiltrare i cantieri attraverso il fiume carsico dei subappalti. Miceli era anche il genero del boss Domenico Barbaro, morto a fine 2016, avendone sposato la figlia Maria Elisabetta, e «il codice d’onore ‘ndranghetista individua nel matrimonio tra appartenenti a diverse “famiglie” lo strumento d’elezione di alleanze criminali», ricordano i giudici della Cassazione nella sentenza del 10 gennaio scorso che rigetta l’ultimo ricorso dell’autotrasportatore, dell’imprenditore colluso Maurizio Luraghi e di Salvatore Barbaro, cognato di Miceli in quanto figlio di Domenico, e sposato con Serafina, la figlia del boss Rocco Papalia.

Salvatore guidava l’associazione mafiosa che aveva ereditato il potere della cosca disarticolata negli anni ‘90 dal processo Nord-Sud. Anche la moglie di Miceli e le due figlie avevano lasciato la casa di Casorate per riparare a Platì, mesi prima che la condanna del capofamiglia diventasse definitiva. Lui almeno da novembre s’era fatto di nebbia. I carabinieri della Catturandi, attraverso l’analisi dei tabulati telefonici e indagini di tipo tradizionale, sono riusciti a localizzarlo in Francia: a dicembre aveva fatto scalo all’aeroporto di Nantes. Hanno tracciato anche alcuni viaggi, suoi e dei familiari, sulla direttrice Milano-Calabria-Nantes e Nantes-Milano-Calabria. Hanno fatto spiccare un mandato d’arresto internazionale e attivato l’Interpol e infine, incrociando le loro indagini con quelle del Ros, hanno individuato Miceli in quel paesino della Bretagna, a 120 chilometri da Nantes. Dove viveva solo a quanto pare, anche se una delle figlie l’aveva raggiunto a dicembre 2018, e una terza figlia, già residente in Calabria, dopo essersi sposata a fine giugno era andata a trovarlo col marito, erano rimasti un mese. Ma una conferma della presenza del latitante ad Arzon è arrivata anche da quelle che si chiamano «fonti aperte»: gli investigatori hanno googlato nome e cognome del ricercato, ed è spuntata almeno una pagina ancora visibile su Societe.com, un sito d’informazione legale, giuridica e finanziaria sulle imprese francesi. La scheda dettaglia che Monsieur Mario Miceli è attivo da più di un anno e con tanto d’indirizzo ad Arzon, con un’impresa individuale specializzata nel nettoyage courant des bâtiments (pulizia di edifici). Registrata il 5 gennaio del 2018, poco più di un anno prima che la sua condanna per associazione mafiosa diventasse definitiva.