L’assicurazione del Pat 'vinta' il 25 febbraio

Cattolica ha comunicato un’esposizione netta di 2 milioni per la copertura di responsabilità civile aggiudicata alla vigilia dell’emergenza

Pio Albergo Trivulzio

Pio Albergo Trivulzio

Milano, 24 giugno 2020 - Una gara pubblica aggiudicata il 25 febbraio, cinque giorni dopo la scoperta del "paziente 1" a Codogno, il primo contagio autoctono da coronavirus scoperto in Italia e in Europa. Per fornire copertura assicurativa di responsabilità civile al Pio Albergo Trivulzio. È la beffa che il destino ha giocato alla compagnia Cattolica, che adesso, al netto della riassicurazione, ha un’esposizione pari a circa due milioni di euro sulla Baggina: ad affermarlo, scrive l’agenzia di stampa Radiocor, è stata la stessa assicurazione, rispondendo alle domande dei soci in vista dell’assemblea di sabato prossimo.

Cattolica si è aggiudicata la gara pubblica indetta dal Pat per la copertura di responsabilità civile il 25 febbraio, e poche settimane dopo, come noto, la Baggina è finita al centro di accuse, poi di esposti e infine nell’inchiesta della Procura di Milano, con vari filoni d’indagine, sulle Rsa e la gestione degli anziani lì ricoverati durante pandemia, alla luce dell’alto numero di contagi e di decessi.

In realtà, precisa Radiocor, anche se la gara è stata aggiudicata a fine febbraio la copertura assicurativa della Cattolica sulla Baggina è operativa solo dal primo aprile, e in quel momento l’emergenza Covid era conclamata già da settimane.

È pur vero che in base a uno studio pubblicato due settimane fa dall’Ats Metropolitana - il primo in Italia ad affrontare con dati reali e in maniera sistematica l’aumento di mortalità nelle Residenze sanitarie assistenziali durante la pandemia - nelle residenze dell’area di Milano è stato aprile il mese più nero: gli epidemiologi dell’Agenzia di tutela della salute hanno calcolato che, se il rischio di morire nelle strutture è raddoppiato durante l’epidemia, nel mese di aprile è stato addirittura cinque volte quello degli anni precedenti.

In base ai dati comunicati a maggio dal virologo Fabrizio Pregliasco, che la Baggina ha ingaggiato come supervisore scientifico nel pieno della crisi, questa dinamica si è verificata anche al Trivulzio, ma con eccessi di mortalità inferiori rispetto alla media milanese. "Nel mese di marzo è stato registrato a Milano un incremento di mortalità del 75%, al Pio Albergo Trivulzio è stato del 29% - aveva detto il virologo -. Ad aprile l’incremento dei deceduti è arrivato al 135% a Milano e al Pat è stato del 61%". In generale i morti erano stati "10 nella struttura Principessa Jolanda, 23 al Frisia e 133 al Trivulzio", aveva spiegato Pregliasco, precisando che si trattava di dati "dolorosamente in linea con l’andamento di una situazione che era in comunità". Altri 36 decessi al Trivulzio, due alla Principessa Jolanda e 7 all’Istituto Frisia di Merate, dunque 45 in tutto, si sarebbero verificati a maggio, in base a un bollettino interno riservato ai dipendenti citato dall’Ansa.

In base a un report dell’Ats, su 4.486 ospiti deceduti tra il 20 febbraio e il 20 maggio nelle 162 Rsa delle province di Milano e Lodi, 2.674, cioè il 60% circa, sono riconducibili al Covid; in particolare il 26% erano persone con un contagio accertato tramite tampone e il 34 per cento avevano manifestato sintomi simil-Covid. Di queste morti sospette o accertate, 1.273 hanno riguardato ricoverati nelle strutture di Milano città, dove il 40% degli operatori, a fine aprile, risultava assente per motivi legati alla diffusione del Covid 19.

 

 

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