È "la fragilità, condizione che tutti viviamo in momenti della vita e vivremo", dice il presidente della Triennale Stefano Boeri, il filo rosso della mostra che apre stasera al Palazzo dell’Arte e ci resterà fino al 2 aprile, con ingresso gratuito, visite guidate il sabato mattina, workshop il sabato pomeriggio e altre iniziative educative per scuole, insegnanti, visitatori organizzate con l’università Cattolica, il Fai, Fondazione Gariwo - La foresta dei Giusti e la Robert F. Kennedy Italia onlus. Concorda con Boeri Letizia Moratti, che nel 2020 ha fondato l’associazione Genesi iniziando una collezione di opere dal mondo per promuovere i diritti umani attraverso l’arte, "linguaggio universale per arrivare prima e a tutti", sottolinea Ilaria Bernardi, curatrice del Progetto Genesi, nato per farla conoscere. Che ora approda a Milano, all’alba della seconda edizione, per proseguire a Genova (Palazzo del Principe, dal 20 aprile al 22 ottobre) e a Santa Giulia (dal 10 novembre al 28 gennaio 2024) di Brescia con-capitale della cultura.
Quest’anno le opere di Genesi, arrivate a 52, non saranno esposte tutte insieme, ma “mescolate” in tre mostre diverse. A Milano si presentano per la prima volta 15 nuove acquisizioni, in una stanza, e in un’altra altrettante opere del nucleo originario, compresa “Becoming” dell’iraniano Morteza Ahmadvand, "che mi ha ispirata a iniziare la collezione", spiega Moratti, e che sarà protagonista anche a Brescia, con un focus sull’Iran e i lavori di altre due artiste persiane a confronto con opere in prestito sullo stesso tema. Nella mostra milanese, i pezzi d’arte contemporanea sono organizzati in sei percorsi: memoria, multiculturalismo, potere, colore della pelle, condizione femminile, ambiente. "Attraverso artisti di tutto il mondo - spiega Moratti - abbiamo cercato messaggi con cui l’arte può farci riflettere sulle crisi profonde che attraversano le nostre culture e le persone". Giulia Bonezzi
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