
di Annamaria Lazzari
Il film cult "Karate Kid" ha lanciato un po’ la mania. "Ogni volta che lo trasmettono in tv c’è qualcuno che entra in negozio e vuole acquistare un bonsai", spiega sorridendo Valerio Rigitano, 39 anni e responsabile di “Crespi Bonsai“ di via Boccaccio. Uno showroom aperto 30 anni fa dal maestro di Rigitano, Luigi Crespi, che ha importato per primo in Italia i bonsai negli anni Settanta. In zona Cadorna si possono ammirare circa 300 esemplari “nani“ che cambiano ogni settimana attingendo dallo storico vivaio aziendale a Parabiago, con quasi 100mila piante da interno e da esterno.
"Il bonsai non è la specie di un albero ma indica la tecnica per mantenerlo in miniatura, mediante potatura e resezione degli apici. La pianta deve venire “educata“ per obbedire a precisi criteri estetici. Si modella la forma dei rami utilizzando fili di rame. Il risultato deve essere il più naturale possibile, vietato lo stile stravagante", sottolinea Rigitano. Da Crespi Bonsai si può ammirare un pino bianco giapponese che ha 80 anni. "Ottant’anni anche di cure. Il bonsai deve essere mantenuto tale con una tecnica, a base di legatura e pinzatura, che viene ripetuta periodicamente, e con un’attenzione quotidiana, verificando che l’acqua sia sufficiente, che l’esposizione sia adeguata, che non ci siano parassiti. Se una persona non è mai in casa perché viaggia spesso non è consigliabile l’acquisto di un bonsai". Non è necessario utilizzare esclusivamente piante giapponesi. "Si può “bonseizzare“ la maggior parte delle piante dal fusto legnoso. Anche gli olivi che sono mediterranei". Molti esemplari sono di origine cinese ma non è un fenomeno di delocalizzazione: "A dispetto di quanto si creda, la tecnica non è nata in Giappone. Fu inventata (nel VI secolo dopo Cristo, ndr) dai popoli nomadi di origine mongola in Cina e per una questione di necessità: facevano crescere piante medicinali nei vasi per poterle trasportare nelle varie migrazioni. Lo stile ornamentale si è sviluppato più tardi, sempre in Cina, e poi ha raggiunto la sua perfezione grazie ai maestri giapponesi", specifica Rigitano. L’esemplare più costoso in questo negozio (quasi 5mila euro) è una “Murraya Paniculata“, una pianta tropicale di origine cinese di 130 anni: "Spettacolare quando escono fuori i suoi fiori bianchi che ricordano per forma quelli dell’arancio, con un profumo che però è identico al gelsomino". Di particolare c’è anche un esemplare di “Loropetalum“, sempre di origine cinese, con le foglie color prugna e fiori fucsia: "La fioritura di solito avviene da febbraio e marzo ma questa pianta che ha 40 anni quest’anno l’ha anticipata". La si può ammirare in negozio (o portarsela a casa sborsando 680 euro).