Riccardo
Riccardi
Quanta verità, o forse meglio ipocrisia è racchiusa nella frase largo ai giovani? La verità è anagrafica, l’ipocrisia la verità. Il cinquantenario della scomparsa di Dino Buzzati, che cominciò da giovane a esaltare, ci fa venire in mente il più famoso suo romanzo. Il deserto dei Tartari. Il protagonista è il tenente Giovanni Drogo che affronta per la prima volta una posizione di comando a difesa di un avamposto. La postazione rappresenta futuro e speranza per il giovane ufficiale. E invece, anziché la sfida per il comando e la conseguente azione che avrebbe messo alla prova virtù e capacità di trasformare l’inesperienza in intelligente malizia, cosa arriva? Il nulla, lo scorrere silenzioso di un tempo lento, tenebroso ed incognito che porta il senso di paura, angoscia e solitudine. L’ecosistema, la vita nelle sue sfaccettature che inducono alla sfida desiderata dal giovane, conduce quest’ultimo e la generazione attuale nella ecoansietà. In una crisi esistenziale già adolescenziale. Cosa fanno gli adulti e soprattutto i loro rappresentanti nella gerarchia e nella politica per dare fiducia, coraggio per l’amore delle sfide anche le più perniciosamente difficili? Nulla. Non si decide, si rimanda. Si affossano la fantasia e l’incoscienza della temerarietà. C’è in atto un senso generico di ribellione per combattere il cambiamento climatico. Ma è come gli scioperi per marinare la scuola. Un po’ di chiasso. Serve altro. Occorre il ritorno al buon senso nella nostra Italia dal tipico Dna guelfo e ghibellino insieme. Va modificato il clima della geopolitica, dove incompetenza ed incapacità decretano la condanna a morte della speranza giovanile. Che invece anziché sottostare alla ghigliottina vuole piombo per il suo moschetto. Non per guerreggiare ma quale emblema per combattere la decadenza del mondo occidentale. Che solo la gioventù, nella modificazione epocale, può rifondare.