
di Simona Ballatore
"Non dimenticate mai che la moda è anche sogno": lo chiedeva Gianfranco Ferré. I suoi insegnamenti "tornano a casa", nel suo Politecnico, dove lo stilista si era laureato nel 1969. La famiglia Ferré, infatti, ha deciso di donare all’ateneo tutto l’archivio (riconosciuto patrimonio "di particolare interesse culturale" dal Ministero e dalla Soprintendenza) e la sede di via Tortona, progettata dall’architetto Franco Raggi. Oltre 150mila documenti, tra schizzi, fotografie, appunti. Tremila pezzi, tra abiti originali e accessori, per sfogliare tutta la poetica, il rigore e lo stile Ferré. "Non abbiamo eredi e volevamo lasciare il suo patrimonio fruibile ad altri. Abbiamo pensato che il Politecnico fosse la casa migliore. Lui aveva una mente politecnica", ricorda emozionato il fratello Alberto, presidente della Fondazione che dal 2008 custodisce quel tesoro con lo stesso rigore di Gianfranco: tutto è stato digitalizzato con cura. Tra i gioielli, "una serie completa dell’archetipo di Gianfranco Ferré, che è la camicia maschile: lui aveva una passione per questo capo, proprio perché apparentemente molto semplice, ma dal punto di vista architettonico assolutamente complesso", spiega Paola Bertola, docente di Design che con Rita Airaghi, direttore generale della Fondazione, ha curato il passaggio. Progettava architetture tessili Ferré, ma in movimento. E così ecco i capi che partono da geometrie elementari tracciate sul foglio per poi assumere forme tridimensionali e prendere vita attraverso poche piegature e tagli. "Si può ripercorrere tutto il processo di progettazione, a partire dallo schizzo, dal disegno tecnico per passare al cartamodello, al capo. Ci sono anche le fotografie delle sfilate, con le indicazioni al direttore creativo su come il capo dovesse uscire in passerella. Metteva enfasi sui particolari che voleva emergessero. Era unico", sottolinea Bertola, ricordando l’ultima lezione di Gianfranco Ferré alla quale aveva assistito, da studentessa, il 14 giugno del 2007, tre giorni prima della scomparsa.
"Non è solo un atto notarile, non è semplicemente la donazione dell’archivio di un nostro storico e illustre alumnus. Nasce il centro di ricerca Gianfranco Ferré, un laboratorio – annuncia il rettore Ferruccio Resta –. Il valore culturale è intangibile. Spesso le donazioni spaventano per il lavoro da fare per renderle fruibili: se le mettiamo nello scantinato non servono a nulla. La Fondazione invece ha fatto un lavoro importante di ingegneria e digitalizzazione". La sede di via Tortona diventa così un satellite del Politecnico, uno spazio che "sarà ancora più vivo", promette il rettore, pronto a trasferire lì workshop, lezioni, momenti di confronto con appassionati e critici, sperimentazioni che cuciranno insieme tecniche sartoriali, artigianali e digitali in un’opera di continua ibridazione alla quale parteciperanno non solo gli studenti di Design ma anche di Architettura, Matematica, Ingegneria. Tra un anno il primo evento di divulgazione scientifica aperto al pubblico. "Per noi è una neverending story – dice commossa la direttrice della Fondazione Ferré, Rita Airaghi –. Non è la conclusione di una storia, ma la possibilità offerta al patrimonio Ferré di vivere nel mondo più a lungo possibile. Rimanendo in Italia. Rimanendo a Milano. Sarà a disposizione degli studenti: un’eredità del passato per costruire il nuovo, in modo responsabile. Per Gianfranco è un ritorno a casa, nel suo Politecnico".