L’archistar Viel boccia lo Stato "Università in ritardo sugli alloggi Il problema non è il canone breve"

L’architetto: "Le tende al Politecnico? Il Governo e i poli accademici devono garantire l’accoglienza. Le residenze per gli studenti in trasferta e gli appartamenti per i turisti non devono essere in concorrenza".

L’archistar Viel boccia lo Stato  "Università in ritardo sugli alloggi  Il problema non è il canone breve"

L’archistar Viel boccia lo Stato "Università in ritardo sugli alloggi Il problema non è il canone breve"

di Massimiliano Mingoia

Anche lei è stata studentessa al Politecnico, come Ilaria Lamera, l’universitaria che ha dormito in tenda per sollevare il problema del caro-affitti a Milano, una protesta che sta dilagando in altri atenei italiani. "Ma io studiavo e lavoravo, avevo altri problemi e mi sono laureata nel 1987, quando il Politecnico aveva un’organizzazione più complicata rispetto a quella attuale", sorride Patricia Viel, l’architetto che, insieme ad Antonio Citterio, ha disegnato la nuova Torre A2A di piazza Trento, e poi il Ponte di Expo, Gioia 20 e Symbiosis, solo per citare alcuni dei suoi progetti. Insomma, parliamo di un’archistar.

Architetto Viel, è giusta o no la protesta degli universitari sul caro-affitti?

"La protesta degli studenti ha un senso se protestano contro l’università. Mi spiego meglio. Le grandi università stanno crescendo molto, non solo a Milano, ma anche in altre città italiane, da Roma a Pavia, da Napoli a Trieste. Crescono per una serie di motivi, uno dei quali è la migrazione globale degli studenti nei nostri atenei alla ricerca di formazione di qualità. Le università aumentano il numero degli iscritti ma non si preoccupano di generare infrastrutture per ospitare gli studenti. Mi riferisco in particolare alle università pubbliche".

La Bocconi ha realizzato il suo campus, la Cattolica sta iniziando la trasformazione della Caserma Garibaldi.

"Certo, ma sono università private. La loro gestione finanziaria è completamente diversa rispetto agli atenei pubblici".

Non a caso la protesta è nata in un’università pubblica, il Politecnico di Milano.

"Sì, prendiamo il caso del Politecnico, che sta continuando a investire in nuovi spazi universitari per attrarre nuovi studenti, ma senza preoccuparsi di creare infrastrutture dove far vivere questi ragazzi e ragazze. Ciò che manca per risolvere il problema del caro-alloggi, in questo senso, è l’università come interlocutore nei confronti del Governo. Questo è il tema".

A Milano, intanto, proliferano gli affitti brevi per i turisti e migliaia di alloggi non possono essere più affittati né a studenti né a lavoratori.

"È fuorviante pensare che Airbnb (il portale per gli affitti brevi, ndr) sia il problema".

Gli affitti per i turisti non sono in contrasto con quelli per gli studenti?

"Assolutamente no. Gli affitti brevi turistici rispondono a un’evoluzione del fenomeno del turismo moderno in tutto il mondo, non solo in Italia. Un turismo che ha bisogno di un’offerta diversa rispetto a quella alberghiera. Le residenze universitarie hanno caratteristiche completamente diverse dagli appartamenti per gli affitti brevi".

In che senso?

"Le residenze per studenti sono ridotte all’osso per quanto riguarda l’ospitalità, devono costare poco, consumare spazi limitati ma offrire servizi per l’abitare collettivo, dunque luoghi per la socialità tra studenti, da sale per corsi a campi per lo sport. Non c’è alcuna relazione tra alloggi Airbnb e residenze universitarie. I numeri lo dimostrano".

Quali?

"In Italia mancano 500 mila alloggi, mica 10 o 20 mila. Il problema è strutturale. La residenza universitaria deve essere considerata un servizio da offrire allo studente, non deve essere messa a confronto con gli alloggi che piccoli proprietari inseriscono nel circuito Airbnb".

Cosa intende per "servizio"?

"Che non sono un investimento immobiliare classico. Se gli studentati sono realizzati da società immobiliari private, i costi di un alloggio sono sopra i mille euro al mese, non 500 euro, la cifra citata dall’assessore comunale alla Casa Maran. Ciò significa che per offrire alloggi agli studenti ci vuole l’aiuto economico dello Stato e università in grado di attrarre investimenti".

Al di là della protesta degli studenti, però, il Comune chiede al Governo di porre limiti agli affitti brevi almeno per i gruppi immobiliari, in modo che a Milano ci siano più alloggi affittabili ai lavoratori.

"Sono d’accordo con il Comune su questo punto. Un conto sono i piccoli proprietari, un altro le società immobiliari, che speculano con gli affitti brevi".

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