REDAZIONE MILANO

"L’ansia ha più nomi: parliamo. Non screditate chi vi aiuta"

"L’ansia ha più nomi: parliamo. Non screditate chi vi aiuta"

"Chiedono aiuto gli studenti, per far fronte a questa “ansia“. Che non è solo del Berchet, ma che sembra accomunare una generazione. Non possiamo chiudere gli occhi, serve una risposta non del singolo, ma della scuola. Che daremo. Stiamo incontrandoci: abbiamo chiesto anche a loro proposte e di declinarci quest’ansia, che ha tante radici diverse per capire come intervenire. Il dialogo è aperto". Così il preside Domenico Guglielmo. In mezzo ci sono ancora sondaggi circolati tra gli studenti (come al Tito Livio, al Manzoni e al Cremona prima delle occupazioni) e ci sono le lettere dei docenti. Che a volte si sono sentiti "traditi", com’era successo al Tito Livio per il blitz. "Non riteniamo sia compito nostro parlare in difesa della nostra professionalità, della dedizione e della passione con cui ogni giorno cerchiamo di interpretare il nostro ruolo, anche se considereremmo importante che la nostra autorevolezza venisse pubblicamente riaffermata, visto che con estrema leggerezza è stata messa in discussione", avevano scritto alcuni docenti, risentiti. Dopo la rottura - sancita anche da una gita disdetta - si cerca di ricucire, con la nascita di una costituente, formata da studenti, genitori e prof. Sono già in agenda tre incontri.

Intanto si diffondono autogestioni e cogestioni - dal Parini al Leonardo - e si era cercata un’alleanza anche al Cremona, a chiusura dell’occupazione, che aveva visto posizioni diverse tra gli stessi studenti e i docenti "come in fondo è giusto che sia", dice il rappresentante d’istituto: "Il dialogo c’è". E si cerca una nuova alleanza anche al Berchet, perché il tema dell’ansia - come quello del trovare ascolto, da ambo le parti, prof e studenti - è comune. L’ultima lettera è stata fatta recapitare da uno studente a Il Giorno e porta la firma di un docente: "Posto che la scuola debba fornire un adeguato supporto didattico a chi è in difficoltà, se vivete situazioni problematiche, abbiate il coraggio di fare nomi e cognomi, di indicare concretamente gli atti che ritenete ingiusti nei vostri confronti, di riferirvi a casi concreti e particolari, senza gettare nel discredito, magari involontariamente, gli insegnanti e la scuola intera".Simona Ballatore