MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Disastri del Lambro in piena, le comunità sott’acqua: "Quest’anno evacuati 9 volte, 35 persone ancora sfollate"

Milano, viaggio nelle sedi di Exodus e CeAs dentro il parco. Don Mazzi: "Stanze dei ragazzi inagibili". Raccolti 30mila euro con le donazioni ma i danni sono ingenti. Rinnovato l’appello ad aiutare

Parco Lambro: le conseguenze dell'esondazione del Lambro. Nella foto don Mazzi

Parco Lambro: le conseguenze dell'esondazione del Lambro. Nella foto don Mazzi

Milano – Le valigie sempre pronte. Le stanze al piano terra simili ad accampamenti. L’umidità che resta nell’aria, che gonfia i pavimenti e sbriciola l’intonaco delle pareti. "Ecco, il Lambro è arrivato fino a qui": c’è il segno dell’acqua sul muro, a 40 centimetri da terra. Scene che nella comunità Exodus si ripetono a ogni esondazione. Non solo: operatori e ospiti, 20 ragazzi in difficoltà, devono andar via dalla loro casa all’interno del Parco Lambro tutte le volte che scatta l’allerta meteo e che il fiume diventa sorvegliato speciale. La spola è tra il parco e un’altra struttura della comunità a Garlasco, nel Pavese.

"Quest’anno è già successo 9 volte – spiega don Antonio Mazzi, il fondatore novantaquattrenne della onlus –. Dopo la piena del 15 maggio siamo rimasti lontani dalla nostra sede per una decina di giorni". Al rientro, neanche il tempo di iniziare a mettere ordine "che siamo dovuti scappar via di nuovo, venerdì scorso, per poi tornare il giorno dopo. "Difficile portare avanti progetti educativi in queste condizioni – evidenzia don Mazzi –. I ragazzi, tutti maggiorenni, tra cui ci sono giovani che scontano pene alternative al carcere e altri che stanno uscendo da situazioni di dipendenze, sono in condizioni di fragilità. Io penso a loro, non a me".

Ingenti di danni a Cascina Molino Torrette, sede storica della fondazione (lì da 40 anni), di proprietà del Comune: si sono allagate stanze dei ragazzi, uffici, l’infermeria, i laboratori, la palestra, la lavanderia, la biblioteca e altri spazi comuni. In cortile si vedono ancora pozze d’acqua giganti. "Stiamo lavorando da giorni per sistemare insieme ai ragazzi – spiega l’educatore Andrea Bricchi – e andremo avanti ancora per chissà quanto tempo". Alcune camere restano inagibili, con pezzi di muro staccati, mobili intaccati e rovinati per sempre dall’acqua, muffa e un odore nauseante. La piena ha raggiunto anche la stanza con l’archivio. "Dovremo anche far controllare tutti gli impianti e sostituire le porte rotte".

«I danni – sottolinea don Mazzi – superano i 100mila euro". Nelle scorse settimane la fondazione ha lanciato una raccolta fondi e, al momento, le donazioni sono a quota 15mila euro. La strada è ancora lunga. Il fondatore della onlus ringrazia "tutti coloro che sono stati generosi con noi e tutti gli altri che ci sosterranno", rinnovando l’appello a donare (informazioni su www.exodus.it). E per il futuro azzarda una soluzione: "La porzione della struttura in cui si trovano gli uffici della direzione, generalmente, non si allaga. Forse ad ogni allerta potremmo trasferire i ragazzi in questo punto ed evitare trasferimenti". Una proposta che potrà essere valutata. Intanto, "oggi pomeriggio (ieri per chi legge, ndr ) ho incontrato il sindaco Sala a Palazzo Marino: gli ho illustrato la situazione e, insieme, penseremo a come risolvere il problema".

Dai “vicini“ di casa del CeAs, Centro ambrosiano di solidarietà, è ancora peggio: dei 70 ospiti la metà resta sfollata. "L’acqua – spiega Gabriele Destefani, responsabile delle attività di progettazione e vicepresidente della cooperativa CeAs Oltre il pregiudizio – ha raggiunto i sotterranei di due strutture, che al momento sono ancora inagibili: quella della comunità psichiatrica e quella che ospita soggetti fragili, dipendenti da sostanze, ora trasferiti in un’altra sede in zona".

Rimaste invece le famiglie che vivono in casette prefabbricate, "strutture che, dopo l’esondazione terribile del 2014 – continua Destefani – sono state sostituite e collocate su dei rialzi, stile palafitte, per evitare nuovi danni". Un sistema che ha funzionato. Ma i danni in tutto il centro sono comunque rilevanti: "Abbiamo riempito sei cassoni di oggetti da buttare". In cortile si vedono le lavatrici piene di fango e materiali accatastati, salvati dalla piena. Al coperto, corridoi e stanze sono diventati deposito di tutto il materiale da preservare, che è stato tolto dai luoghi allagati e stoccato in quelli asciutti in attesa che torni la normalità. "Stiamo aspettando che le stanze si asciughino, dopodiché procederemo a tinteggiare e a rimettere tutto a posto. Sempre che non piova di nuovo", aggiunge Destefani. "Teniamo d’occhio il meteo di continuo: da mezzogiorno in poi, ce n’è un’altra". Nonostante le difficoltà vanno avanti anche le attività del centro antiviolenza “Mai da sole“, gestito dal CeAs in convenzione con il Comune. "Seguiamo un’ottantina di donne", fa sapere la responsabile Lucia Volpi.

Anche il CeAs ha attivato una raccolta fondi: "Abbiamo raccolto pressappoco 12mila euro. I danni superano i 100mila: molto è irrecuperabile e andrà ricomprato", conclude Destefani. Per esempio una caldaia, le lavatrici delle comunità di accoglienza, gli arredi degli uffici e del centro antiviolenza. Per donare, le informazioni sono su www.centroambrosianodisolidarieta.org. Lanciato un appello anche per richiamare volontari che possano aiutare a pulire. Per dare la propria disponibilità: servizigenerali@ceasmarotta.it.